Tra le formazioni volontarie russe anticomuniste, la Brigata Kaminski può essere ricordata come una delle più fedeli ed efficienti al servizio delle forze armate tedesche, nella lotta antipartigiana nelle retrovie del fronte dell'est. Contemporaneamente però fu una delle unità che maggiormente si distinse nel compiere crimini efferati contro la popolazione civile, durante i rastrellamenti e le operazioni antiguerriglia nell'area di Lokot e Lepel, e soprattutto durante la repressione della rivolta di Varsavia del 1944. Il Waffen-Brigadeführer Bronislav Kaminski nacque a Leningrado nel 1903 da padre polacco e madre tedesca; dopo aver frequentato l'Università si laureò in ingegneria chimica trovando subito impiego in una grande Società. L'avvento del nazionalsocialismo in Germania rinforzarono le sue idee anticomuniste ed antisemite, idee che lo fecero diventare una delle tante vittime del regime staliniano. Nel 1935 venne arrestato per presunti contatti con spie polacche e tedesche, ed esiliato al di là degli Urali, in un campo di lavori forzati (gulag). Dopo anni di esilio forzato, tornato in libertà, trovò lavoro come ingegnere in una fabbrica di vernici nel piccolo villaggio di Lokot, a sud di Bryansk nella Russia centrale, dove fece la conoscenza di Ivan Vosbokoinov un altro attivista anti-comunista e fondatore di un partito nazionalsocialista sovietico (Narodnaya Socialisticheskaya Partiya). Dopo la cacciata delle truppe sovietiche dall'area ed in seguito all'intensificarsi dell'attività partigiana nell'area, le autorità germaniche avevano autorizzato all'inizio di ottobre del 1941 proprio il maggiore Vosbokoinov a formare una milizia di difesa locale con volontari russi. Tra i primi collaboratori di Vosbokoinov proprio Bronislav Kaminski, desideroso di vendicarsi degli anni trascorsi nel gulag del regime sovietico. Nell'area i tedeschi disponevano di pochissime truppe per poter proteggere un territorio così vasto. Nella regione di Briansk c'era la sola 221a Divisione di sicurezza tedesca, non a pieno organico, che già aveva alle sue dipendenze un'unità volontaria russa: uno squadrone di volontari cosacchi (Reiter-Hundertschaft 221). La milizia di Vosbokoinov, con una forza iniziale di circa 500 uomini, venne equipaggiata con armi leggere e posta sotto il controllo di alcuni ufficiali tedeschi con funzione di collegamento. Le uniformi erano un misto di materiale dell'Armata Rossa, vecchie uniformi zariste, equipaggiamento tedesco ed abiti civili, con insegne e gradi zaristi, tedeschi o personalizzati. Durante la controffensiva sovietica dell’inverno 1941/42 la Milizia venne utilizzata sotto il comando tattico della 2a Armata Panzer, nella protezione delle linee di comunicazione stradali e ferroviarie nell’area intorno a Lokot e nella difesa della stazione ferroviaria di Brassovo. I miliziani di Vosbokoinov svolsero così bene il loro compito, che non solo si guadagnarono il rispetto dei comandanti tedeschi, ma anche l'attenzione di Mosca, che ordinò all'NKVD (la polizia segreta sovietica) di procedere immediatamente all'eliminazione dei comandanti della Milizia. Infatti, all’inizio di gennaio del 1942, una speciale unità russa venne paracadutata nei dintorni di Lokot. Con l’appoggio delle forze partigiane locali, venne attaccato di sorpresa il quartier generale della Milizia: negli scontri che seguirono restarono uccisi il maggiore Vosbokoinov e molti suoi uomini. Kaminski, riuscito miracolosamente a salvarsi, (aveva lasciato l'edificio poco prima dell'attacco partigiano), assunse il comando dei resti dell’unità. Alla guida di Kaminski la Milizia di Lokot venne riorganizzata nuovamente: vennero reclutati nuovi volontari e vennero recuperati anche diversi veicoli motorizzati, per la maggior parte mezzi sovietici lasciati dopo l’offensiva tedesca e riparati alla meglio dai miliziani di Kaminski. Il comando dell'Heeresgruppe Mitte iniziò ad interessarsi seriamente della Milizia di Kaminski dopo la brillante prova offerta in seguito all'annientamento di una formazione partigiana di circa 3.000 uomini nell'area di Komaritchi. I tedeschi concessero maggiore autonomia al Maggiore Kaminski e soprattutto il controllo di una maggiore area sempre intorno a Lokot. La formazione di Kaminski prese parte alle maggiori operazioni antipartigiane al fianco delle forze germaniche, dovendo però accettare l'inclusione nelle sue file di numerosi ufficiali e sottufficiali tedeschi per il coordinamento delle azioni. Il 5 giugno 1942 i tedeschi lanciarono una grande offensiva anti-partigiana, denominata in codice Vogelsang, nelle foreste a nord di Bryansk. Il Comando germanico impegnò il Gruppe Gilsa II, agli ordini del Generalleutnant Werner Freiherr von und zu Gilsa. Questo Kampfgruppe comprendeva un Reggimento corazzato della 5a Panzer-Division, elementi della 216a Infanterie-Division, la Milizia di Kaminski ed elementi della 102a e 108a Divisione leggera ungheresi. I volontari russi di Kaminski vennero suddivisi in gruppi (della forza di una compagnia) impegnati come interpreti, guide e truppe da combattimento. L'area interessata dall'operazione originariamente riguardava solo la regione di Zhizdra, ma gli eventi ed il successo conseguito ampliarono notevolmente il raggio di azione e la durata dei rastrellamenti fino al mese di Ottobre quando il Kampfgruppe Gilsa II venne disciolto. Le cifre dell'operazione: 1.193 partigiani uccisi, 1.400 feriti, 498 prigionieri, 12.531 civili evacuati (cioè cacciati con la forza dai loro villaggi). Le forze tedesche lamentarono 58 caduti e 130 feriti su una forza complessiva iniziale di circa 6.500 uomini. Gli uomini di Kaminski si distinsero particolarmente nell'eseguire fedelmente gli ordini dei comandanti tedeschi bruciando villaggi e giustiziando insieme ai ribelli anche numerosi civili colpevoli solo di aver dato asilo ai partigiani. In virtù dei buoni risultati raggiunti le autorità tedesche lasciarono a Kaminski carta bianca, chiudendo un occhio circa i suoi metodi violenti.
Con l'arrivo dell'inverno, Kaminski si dedicò all'amministrazione del distretto di Lokot. Venne autorizzata dai tedeschi per la regione di Lokot, una forma di amministrazione autonoma, denominata Bezirksverwaltung (amministrazione distrettuale) che permise a Kaminski di crearsi un piccolo feudo, dove vennero introdotti tra l’altro la proprietà privata, vennero create nuove fabbriche ed aperte scuole per i bambini russi. Venne autorizzata addirittuta l'apertura delle chiese, trasformate dal regime sovietico in granai. Alfred Rosenberg, il ministro del Reich per i territori dell’est, invitò i membri delle comunità dei russi emigrati e i capi degli altri movimenti russi anti-comunisti a visitare Lokot ed appoggiare Kaminski nella creazione di un’amministrazione civile sovietica compatibile con i principi del nazionalsocialismo. In base alle direttive di Rosenberg, Kaminski dovette riorganizzare la sua milizia armata come il braccio armato del Partito nazionalsocialista russo, ridenominandola come Russkaya Osvoboditelnaya Narodnaya Armiya (esercito nazionale russo di liberazione) o Rona. I volontari della Brigata Kaminski, adottarono, come distintivo sulla divisa tedesca, uno scudo con una croce, nella forma dell'ordine zarista di San Giorgio, nera su sfondo bianco ornato di rosso e la scritta POHA (Rona in cirillico). Con altri volontari, soprattutto ex-prigionieri russi e disertori delle forze partigiane, Kaminski nel febbraio 1943, riuscì a portare la forza della sua Rona a circa 9.000 uomini, organizzati in 5 reggimenti, ognuno composto da tre battaglioni. Nell’estate del ’43, vennero aggiunti all’unità altri battaglioni, un reparto di artiglieria ed un reparto corazzato, comprendente 24 carri russi T-34 preda di guerra; gli effettivi agli ordini di Kaminski raggiunsero le 20.000 unità. Tantissimi anche i casi di diserzione, dovuti soprattutto all'insistente propaganda partigiana. Kaminski fece impiccare quattro ufficiali del suo Stato Maggiore, rei di aver solo pensato di passare dalla parte dei ribelli.
Prima e durante l’offensiva tedesca contro il saliente di Kursk, la Rona venne impegnata in diverse operazioni sempre nell’area intorno a Bryansk, per disinfestare la zona dalle forze ribelli. Durante la Nachbarhilfe, i soldati di Kaminski svolsero solo attività esplorativa, al fianco della 98.Infanterie-Division e della 108a Divisione leggera ungherese. Nella Zigeunerbaron, elementi della Brigata combatterono alle dipendenze del XLVII° Panzer Korps, comprendente la 4.Infanterie-Division, la 7.Infanterie-Division, la 292.Infanterie-Division, la 18a Panzer-Division, la 10a Panzergrenadier-Divison, la 102a Divisione leggera ungherese ed altre unità minori. Nella Freischütz, elementi della Brigata vennero impegnati insieme a reparti della 5a Panzer-Division, della 6.Infanterie-Division, della 707.Infanterie-Division ed altre unità minori. Nella Tannenhauser, elementi della Brigata vennero impegnati insieme ad altre unità russe anticomuniste, cosi come durante la Osterei, effettuando operazioni di rastrellamento sempre al fianco di altri Ostbataillonen e di reparti cosacchi. Nell'autunno del 43 l'unità venne nuovamente ristrutturata su quattro reggimenti fucilieri, un Battaglione della Guardia (per compiti speciali) ed una compagnia carri.
Dopo il fallimento dell’offensiva tedesca e la conseguente controffensiva sovietica, la Brigata Kaminski insieme con i civili e le famiglie dei suoi soldati (circa 50.000 persone), dovette ritirarsi verso ovest, nell’area intorno a Lepel in Bielorussia. Durante il trasferimento si verificarono molte diserzioni, che ridussero notevolmente gli effettivi dell’unità. Dall’inizio del ’44 fino al maggio, la Brigata combattè contro i partigiani comunisti nell’area intorno a Ushachi, Melodechno, Minsk e Borisov. Gli uomini di Kaminski parteciparono alle operazioni Regenschauer, Frülingsfest (7.011 partigiani uccisi e circa 1.065 armi leggere e pesanti catturate) e Komoron (7.697 partigiani uccisi e 325 armi cattuarete), come parte dell'SS-Kampfgruppe von Gottberg, che includeva tra l'altro l'unità Dirlewanger. Alla fine del maggio 1944, Kaminski ed i suoi dovettero ritirarsi ancora una volta verso ovest, a Lida vicino Bialystok in Polonia. Alla fine dell’esodo erano presenti solo 4.000 soldati, con circa 15.000 civili al seguito. L'unità assunse in questo periodo la denominazione di Volksheer-Brigade Kaminski.
A giugno l'unità SS venne trasferita ancora a Czestochowa, lungo la frontiera con la Slesia. Qui, all'inizio di luglio del '44 la Brigata venne trasferita sotto il controllo delle SS, diventando la Waffen SS-Sturmbrigade Rona. Kaminski, in qualità di comandante dell'unità assunse il grado di Waffen-Brigadeführer. Nei piani di Himmler c'era la futura creazione di una nuova divisione SS, la 29a Waffen-Grenadier-Division der SS (russische Nr. 1). Nell'agosto, con l'inizio dell'insurrezione di Varsavia, Himmler ordinò l'invio nella capitale polacca di tutte le unità SS disponibili nell'area, tra le quali le due Brigate SS Kaminski e Dirlewanger che vennero poste agli ordini dell'SS-Gruppenführer Heinz Reinfarth. Dell'unità di Kaminski in realtà venne inviato un solo reggimento comprendente due battaglioni, circa 1.700 uomini agli ordini del Waffen-Sturmbannführer d.SS Iwan Frolow. Vennero aggregati al reggimento 4 carri T-34, un semovente russo Su-76 ed una batteria di artiglieria.
Alla fine di Luglio 1944, con i russi attestati a pochi chilometri da Varsavia, la popolazione civile della capitale polacca era insorta contro i tedeschi: nelle strade vennero innalzate barricate e con le poche armi a disposizione i polacchi sparavano dalle finestre e dai balconi alle truppe germaniche. I tedeschi, impegnati a tenere lontano le forze dell'Armata Rossa dalla città, reagirono prontamente a sedare la rivolta, impegnando soprattutto forze di polizia e milizie locali. Solo però dopo un mese, all’inizio di settembre, l’esercito clandestino polacco controllato dal governo in esilio a Londra agli ordini del generale Tadeusz Komorovsky, decise di appoggiare l’insurrezione. I polacchi anti-comunisti speravano di potersi liberare da soli dal giogo nazista prima dell’arrivo degli odiati russi, ed evitare così l'instaurazione di un governo comunista fantoccio nella capitale. Dopo il triste episodio di Katyn, i polacchi avevano perso completamente fiducia nella paventata buona fede sovietica. Riesplosa con maggiore intensità l'attività degli insorti, in aiuto all’SS-Obergruppenführer von dem Bach-Zelewski, comandante delle forze tedesche a Varsavia, accorse l'SS-Gruppenführer Reinfarth, con una forza di circa 10.000 uomini: il reggimento della Brigata Kaminski prima menzionato, un battaglione del reggimento Dirlewanger, vari reparti del reggimento di polizia Posen e altri reparti della Wermacht. Il 5 agosto 1944 gli uomini di Reinfarth lanciarono l'assalto nei distretti di Ochota e Wola di Varsavia, iniziando la loro lunga sequenza di atrocità contro gli insorti polacchi. Nella Brigata Kaminski c’erano molti volontari ucraini, che odiavano per tradizione storica e religiosa i polacchi e gli ebrei. Gli uomini di Kaminski andarono all’assalto delle barricate, con grande sprezzo del pericolo, travolgendo tutto e tutti. Gli ordini erano stati chiari: nessuna pietà, nessun prigioniero. Donne e bambini, nella foga dei combattimenti, finirono bruciati vivi sotto le macerie. In una sola giornata furono trucidati circa 10.000 civili polacchi. Al di là della Vistola l’armata rossa assisteva impassibile, ma consapevole, al massacro. Poco a poco, le truppe tedesche, chiusero in una morsa le posizioni degli insorti chiudendo loro qualsiasi possibilità di fuga. I polacchi stoicamente, continuavano a resistere. Per piegare definitivamente la loro resistenza, i tedeschi iniziarono a bombardare i quartieri di Varsavia ancora in mano ai rivoltosi, con i mortai ed i cannoni pesanti usati durante l’assedio di Sebastopoli. L’unico aiuto per i polacchi, la maggior parte dei quali si trovava asserragliata nella città vecchia, arrivò dal cielo: aerei inglesi ed americani riuscirono a paracadutare armi e munizioni. Alcune isole di resistenza sopravvivevano ancora in altri quartieri, mantenendosi in contatto tra loro attraverso le fognature. Il 19 agosto le forze tedesche attaccarono la città vecchia. Circa 50.000 tedeschi contro appena 5.000 polacchi. A guidare l’attacco sempre loro, i volontari russi di Kaminski. L’attacco venne appoggiato dal cielo dal fuoco degli Stukas e da terra dal fuoco dei carri Tigre. Nel castello reale si verificarono sanguinosi scontri corpo a corpo con centinaia di caduti dall’una e dall’altra parte. Alla fine i superstiti polacchi ripararono nella cattedrale di Sant Jean, dove resistettero per altri tre giorni. I rivoltosi furono costretti, per muoversi ad utilizzare sempre più le fogne: per eliminare anche quest'ultima via di comunicazione i tedeschi versarono nelle fognature numerosi barili di benzina appiccando poi il fuoco. Centinaia di polacchi morirono così annegati o bruciati vivi. Il 2 ottobre 1944, i rivoltosi polacchi senza più nulla da bere, da mangiare e senza più munizioni, capitolarono. Per la seconda volta in questa guerra Varsavia si arrese ai tedeschi.
Gli uomini di Kaminski avevano commesso cosi tanti crimini nel corso dei combattimenti, che il Generale Guderian, capo dello stato maggiore tedesco all’est, chiese il deferimento dello stesso Kaminski alla corte marziale. L'SS-Brigadeführer Fegelein, ufficiale di collegamento della Waffen SS presso il Quartier Generale del Führer, si associò alla richiesta. Il Reggimento di Kaminski lamentava la perdita di circa 500 uomini, tra morti e feriti (circa il 30% della sua forza iniziale). I resti dell'unità vennero trasferiti prima a Strawiki e poi nelle foreste di Kampinos: qui i volontari russi vennero attaccati dalla formazione partigiana polacca agli ordini del Tenente Colonello Adolf Pich, subendo notevoli perdite: 100 caduti e 200 feriti. Mentre i resti del suo reggimento venivano fatti a pezzi nelle foreste di Kampinos, Kaminski insieme ai suoi “collaboratori” più stretti, vennero fucilati per saccheggio e furto, a sud di Tarnow nei Carpazi: il Waffen-Obersturmbannführer Schawaykin, capo di stato maggiore, l'ufficiale medico il Dr.Sabora ed il suo autista. Per mascherare la loro esecuzione, venne riferito ai suoi uomini che il loro comandante ed i suoi collaboratori, erano caduti in un'imboscata dei partigiani. I resti della Brigata, agli ordini dell'SS-Brigadeführer Christoph Diehm, andarono ad ingrossare le file dell'Armata Russa di liberazione del Generale Vlassov. Il progetto della 29a Waffen Grenadier Division der SS, svanì con la scomparsa di Kaminski. Il numero 29 venne assegnato in seguito ad un'altra divisione SS, quella formata da volontari italiani.