LA 6a DIVISIONE DA MONTAGNA SS "NORD"

di Massimiliano Afiero

La divisione Nord, sicuramente non può considerarsi una delle più conosciute e famose divisioni delle Waffen SS, questo anche a causa del suo infelice esordio in combattimento sul fronte finlandese nel 1941. Tuttavia, dopo aver superato questa iniziale “defaillance”, i reparti della divisione continuarono a battersi valorosamente prima in Finlandia e poi sul fronte occidentale partecipando all’operazione Nordwind, l’ultima offensiva tedesca sul fronte occidentale.

IL KAMPFGRUPPE NORD

La divisione Nord trasse la sua origine da un’altra unità SS, il Kampfgruppe Nord costituito il 28 febbraio 1941 con due unità Totenkopfstandarten la 6a e la 7 a dislocate in Norvegia subito dopo l’occupazione del paese nell’aprile del 1940. La 6a SS-Totenkopf-Standarte agli ordini dell'SS-Oberfuehrer Voss, venne formata nel settembre 1939 a Praga. Nell'ottobre dello stesso anno venne trasferita a Danzica dove alcuni suoi reparti vennero utilizzati per formare la 9a SS-Totenkopf-Standarte. Nell'aprile del 1940 venne dislocata nei pressi del porto di Larvik a sud-est di Oslo. Al luglio 1940 il suo organico comprendeva 2.956 uomini. La 7a agli ordini dell'SS-Standartenfuehrer Scheider, venne formata nel settembre 1939 a Brünn; nell'aprile del 1940 venne trasferita a Drammen ad ovest di Oslo. Al luglio del 1940 il suo organico comprendeva 2.771 uomini. Nel febbraio del 1941, le due unità vennero trasferite nella Lapponia norvegese e trasformate nel 6° e 7° reggimento di fanteria SS, che insieme ad un reparto di artiglieria (due batterie) ed un battaglione esploratori formarono l'SS-Kampfgruppe Nord (28 febbraio 1941). Nell’unità erano presenti molti volontari stranieri: volksdeutschen dell'Ungheria, della Romania e qualche volontario norvegese. Malgrado il settore operativo assegnato il kampfgruppe Nord non era un'unità da montagna, ma solo un'unità di fanteria. Il comando dell’unità fu assegnato inizialmente all’SS-Brigadeführer Richard Herrmann. Vennero aggregati all’unità anche molti elementi di un altro reggimento di fanteria SS, il 9°, nato anch’esso da una Totenkopfstandarten e dislocato nell’estremo nord norvegese a Kirkenes agli ordini dell'SS-Obersturmbannfuehrer Reitz. Tra l'aprile ed il maggio del '41 i reparti del kampfgruppe furono impegnati nel pattugliare le coste norvegesi tra Kirkenes e Vardö.

OPERAZIONE SILBERFUCHS

Nel pianificare l'operazione Barbarossa agli strateghi tedeschi era stata data grande importanza la conquista della città di Murmansk con il suo importante porto; Murmansk era infatti l'unico porto della Russia che non veniva bloccato dal ghiaccio durante l'inverno e quindi l'unico possibilità per i sovietici di poter raggiungere tutti i mari del mondo e contemporaneamente poter effettuare scambi commerciali. Durante la prima guerra mondiale lo zar aveva fatto costruire una ferrovia che collegava Pietroburgo con Murmansk utilizzando 70.000 prigionieri tedeschi e austriaci. Hitler nei colloqui che ebbe con il generale Dietl, comandante del Corpo da Montagna Norvegia, il 21 aprile del 1941, volle sincerarsi sui preparativi di questa parte del Piano Barbarossa: Hitler temeva che attraverso la linea ferroviaria Leningrado-Murmansk Stalin potesse far affluire grossi contingenti di truppe e materiali fino alla frontiera finnica e minacciare le miniere di Nichel di Petsamo e i giacimenti minerari di Narvik, di vitale importanza per l'economia bellica tedesca. Inoltre la ricognizione aerea aveva rivelato l'esistenza a Murmansk di immensi scali ferroviari, di impianti industriali, insomma la città era diventata una moderna piazzaforte sul Mare Artico e distava solo 100 chilometri dalle miniere di Petsamo. Dietl riuscì a convincere Hitler che non era indispensabile un attacco per neutralizzare Murmansk; sarebbe bastato interrompere il lungo tratto ferroviario in un punto qualsiasi per bloccare il traffico di rifornimenti verso il sud del paese. All'inizio di maggio Hitler trasmise al comandante dell'Armata Norvegia, generale von Falkenhorst, le direttive finali dell'operazione "Volpe argentata". Hitler odinava all'Armata Norvegia di attaccare la ferrovia di Murmansk in tre punti: Il GebirgsKorps Norwegen agli ordini del generale Dietl e comprendente la 2a Gebirgs Division (generale Schlemmer) e la 3a Gebirgs Division (gen. Kreysing) doveva puntare su Murmansk ed il suo porto. Il 36° Corpo d'Armata (generale Hans Feige) comprendente la 169a divisione di fanteria tedesca (generale Kurt Dittmar) ed il Kampfgruppe SS Nord, doveva puntare su Kandalaksa e provocare una seconda interruzione della ferrovia. 150 chilometri più a sud, il III° Corpo d'Armata finlandese (generale Siilasvuo) comprendente la 3a e la 6a divisione di fanteria, doveva puntare via Kjestinki su Louhi e conquistarne il nodo ferroviario.

Il rapporto Demelhuber

Alla fine di maggio del 1941 il Kampfgruppe Nord, passato agli ordini dell'SS-Brigadeführer Karl Maria Demelhuber, iniziò la marcia di trasferimento nella Lapponia finlandese nell'area di Rovaniemi. Alla vigilia della guerra contro l’Urss l'unità contava 9.513 effettivi: 306 ufficiali, 1.159 sottufficiali e 8.048 uomini di truppa. Il Brigadeführer Demelhuber il 17 giugno 1941 inviò al Comando germanico un rapporto per denunciare lo scarso addestramento degli uomini e la mancanza di equipaggiamento adeguato. Nel rapporto il comandante del Kampfgruppe chiese per la sua unità altri due o tre mesi di addestramento e la fornitura di armi ed equipaggiamento adeguati. Per quanto riguarda l'armamento si trattava di materiale di provenienza dell'ex-esercito cecoslovacco, ed in quantità insufficiente per tutta l'unità: mancavano soprattutto le armi anti-carro, i mortai, i pezzi di artiglieria e i cannoni antiaerei. A soli pochi giorni dall'inizio dell'operazione Barbarossa, le osservazioni e le lamentele di Demelhuber vennero praticamente ignorate dagli alti comandi germanici.

SALLA

Come riportato prima il Kampfgruppe SS Nord era stata inquadrato nel 36° Corpo del generale Feige, dislocato davanti a Salla. Il 20 giugno i reparti del Kampfgruppe iniziarono a marciare verso il confine russo-finlandese per prepararsi all'attacco. Le SS dovettero attraversare un territorio boscoso e paludoso allo stesso tempo, privo di strade e di sentieri; i veicoli sprofondavano nella melma, e si dovettero costruire ponti di fortuna con i tronchi degli alberi per farli passare. I soldati dovettero marciare per tutto i tempo con le moschiere sulla testa per evitare le punture degli insetti che infestavano la zona. Le zone di raccolta vennero raggiunte con molta fatica e con notevole ritardo sui tempi prestabiliti. Obiettivo del 36° Corpo era la conquista di Kandalaksa; prima però bisognava eliminare le posizioni russe a Salla, compito affidato agli uomini del Nord. I russi dopo la guerra contro i finlandesi del 1939/40, si erano solidamente fortificati proprio in questa area, facendo affluire notevoli truppe, dispiegando un discreto numero di unità di artiglieria ed approntando una serie di campi minati e fossati anticarro. Nell'imminenza dell'inizio delle operazioni, il comandante Demelhuber dispose i suoi uomini lungo un fronte abbastanza ampio con l’obiettivo di raggiungere le colline oltre il confine che fiancheggiavano la strada Kelloselka-Salla. I due reggimenti di fanteria della Nord, 6° e 7° vennero dislocati l’uno accanto all’altro. Il 7° sarebbe stata la punta dell’attacco mentre il 6° doveva coprirne i fianchi. I primi ad attaccare sul fronte di Salla furono però i russi: nel pomeriggio del 26 giugno, l’aviazione sovietica bombardò i punti di raccolta degli uomini del 7° reggimento della Nord. I tedeschi risposero con un pesante bombardamento da parte della Luftwaffe sulle posizioni sovietiche. Vennero inviate subito dopo pattuglie in perlustrazione per saggiare la consistenza delle forze nemiche e per bloccare sul nascere evebtuali tentativi di penetrazione. Il 30 giugno i sovietici effettuarono un’azione di disturbo lungo la strada Kelloselka-Salla prima con l’artiglieria e poi con un attacco di fanteria che venne subito respinto dai tedeschi. L’attacco del 36° Corpo tedesco iniziò alle 14.00 del 1 luglio dopo un intenso fuoco di artiglieria che oltre a colpire le postazioni russe diede alle fiamme i boschi intorno a Salla: le truppe tedesche avanzanti persero così sia l’appoggio dell’artiglieria, impossibilitata ad individuare le posizioni nemiche che dell’aviazione. Sul fianco nord del Kampfgruppe agiva la 169a divisione di fanteria tedesca, mentre da sud agiva la 6a divisione di fanteria finlandese. I reparti di punta del 7° reggimento avanzarono malgrado tutto al riparo dei boschi e delle colonne di fumo. Arrivati però ai margini della foresta, si ritrovarono allo scoperto sotto il tiro delle mitragliatrici sovietiche: una vera e propria trappola preparata dai genieri sovietici che avevano tagliato gli alberi per avere maggiore visibilità, avevano disseminato il terreno di mine e preparato trappole con il filo di ferro: una tempesta di fuoco si abbattè sugli uomini del 1° battaglione del 7° reggimento, che solo grazie all’intervento delle armi pesanti riuscirono ad avanzare e ad attestarsi su posizioni più riparate. L’attacco continuò fino a quando il comandante del battaglione, l’Untersturmführer Hering venne colpito a morte: gli uomini senza più una guida si ritirarono disordinatamente incalzati subito dai russi che sfruttarono il momento di esitazione degli attaccanti. Per ripristinare l’ordine tra le file tedesche, vennero inviate alcune compagnie del 2° battaglione del 7° reggimento, che dovettero subito fronteggiare un assalto della fanteria russa appoggiato da alcuni veicoli blindati. Gli uomini del 2° battaglione, guidati dall’Obersturbannführer Schinke respinsero i russi contrattaccando ferocemente. Come era però già accaduto per il 1° battaglione, anche l’assalto del 2° si arrestò quando il comandante Shinke venne colpito dal fuoco nemico. I russi ripresero ad attaccare in forze ricacciando le SS del Nord sulle posizioni di partenza. Intervenne anche il 3° battaglione del 7° reggimento, ma anche il suo attacco venne respinto dai russi. Tra le file tedesche regnava ormai il panico, e solo l’intervento degli altri reparti del 36° Corpo riuscì ad evitare la rotta generale. Lungo tutto il fronte di Salla l’attacco della Nord era stato respinto ed in alcuni punti i russi avevano contrattaccato costringendo i tedeschi ad attestarsi su posizioni difensive. Verso le 23.00 dello stesso 1 luglio, Demelhuber si vide costretto ad ordinare ai suoi reggimenti di attestarsi sulla difensiva, per arginare la controffensiva sovietica. Il 4 luglio venne sferrato un nuovo attacco senza nessun risultato di rilievo; solo l’8 luglio le posizioni russe davanti a Salla vennero conquistate: i sovietici sotto la pressione dei continui attacchi tedeschi si erano ritirati più ad est su posizioni ritenute più tranquille. Il negativo battesimo di fuoco della Nord era il risultato del cattivo addestramento, come evidenziato nel rapporto di Demelhuber, ma anche del mancato appoggio dell’artiglieria e dell’aviazione alle operazioni offensive. La consistenza delle forze sovietiche era stata ampiamente sottovalutata dall'alto Comando germanico: per non allarmare il nemico prima dell'offensiva non erano state inviate pattuglie oltre confine per saggiare la consistenza delle forze avversarie. Le perdite della Nord ammontarono a 261 morti e dispersi e 307 feriti. Anche più a nord, l'offensiva del 3° Corpo Germanico da montagna (GebirgsKorps) agli ordini del generale Dietl, fallì arrestandosi a soli 45 chilometri da Murmansk. Più a sud il III° Corpo finlandese del generale Siilasvuo riuscì ad avanzare fino a Uhtua e a Kjestinki fermandosi a settanta chilometri dall'obiettivo. All'inizio di settembre, con la prima neve che imbiancò la Tundra artica, le forze finno-tedesche dovettero attestarsi su posizioni difensive, abbandonando qualsiasi tentativo di penetrazione in territorio nemico. Fu un duro colpo per la continuazione della guerra: nei successivi tre anni di guerra, a Murmansk affluirono continuamente navi alleate con scorte militari di ogni tipo, che salvarono Leningrado e tutto il fronte del nord, dalla morsa tedesca.

RIORGANIZZAZIONE

Dopo la sconfitta sul fronte di Salla, la maggior parte dei reparti del Nord furono trasferiti in posizione difensiva lungo la strada Kiestinki-Louhi, sotto il comando tattico del generale finlandese Sillasvuo alle dipendenze del III° Corpo finlandese. Questo fu l'unico caso in tutta la seconda guerra mondiale, che reparti delle Waffen SS fossero agli ordini di un comando "straniero". Durante tutto il mese di agosto gli uomini del Nord vennero impegnati in azioni di pattugliamento e di esplorazione trovandosi spesso ad ingaggiare brevi ma intensi combattimenti contro i reparti sovietici. A mietere più vittime dei sovietici però ci pensò la dissenteria che mise fuori combattimento centinaia di uomini. Alla fine di agosto arrivarono i primi rinforzi: circa 700 uomini, la maggior parte dei quali già con grande esperienza di combattimento. Venne aggregato all'unità anche il 9° Reggimento SS di stanza a Kirkenes. All'inizio di settembre il Kampfgruppe Nord dopo l'assegnazione di un nuovo reggimento di artiglieria, divenne ufficialmente la SS-Division Nord, e tutti i suoi reparti tornarono sotto il suo controllo divisionale. La divisione comprendeva tre reggimenti di fanteria, ciascuno composto da tre battaglioni ed un reggimento di artiglieria comprendente 3 batterie. Come simbolo divisionale venne scelta la Hagall Rune, che rappresentava la fede incrollabile dei membri delle SS. La Hagall Rune veniva usata in molte cerimonie delle SS per simboleggiare la fede nel nazionalsocialismo.

OFFENSIVE SOVIETICHE

Il 4 aprile 1942 la divisione passò agli ordini dell’Obergruppenführer Matthias Kleinheisterkamp. Con l'arrivo della primavera i sovietici lanciarono una nuova offensiva contro le posizioni finno-tedesche tra Louhi e Kienstinki. Il 24 aprile tre divisioni dell'Armata Rossa (23a della Guardia, 67a e 263a di fanteria) più due Brigate sciatori (8a e 80a) attaccarono da nord e da sud con l'intento di intrappolare le forze nemiche. Gli avamposti della divisione Nord ad est di Okunyeva, colti di sorpresa, vennero travolti dai reparti sciatori sovietici che giunsero in breve tempo a pochi chilometri da Kienstinki. Il 6° ed il 7° Reggimento della Nord si scontrarono duramente con i reparti della 263a divisione di fanteria sovietica, respingendone tutti gli assalti, mentre la manovra avvolgente della 23a divisione della Guardia venne fermata dal battaglione esploratori della divisione. I finlandesi della divisione "J" attestati più a sud fermarono invece gli assalti della 67a divisione sovietica. Le posizioni vennero difese strenuamente malgrado le altissime perdite e la mancanza di truppe di rinforzo. I combattimenti durarono fino al 10 maggio, quando gli ultimi reparti sciatori sovietici si ritirarono incalzati dai reparti della Nord, allontanando così la minaccia su Kienstinki. Nel luglio 1942 le forze tedesche sul fronte finlandese (20a Gebirgs Armee del generale Dietl) vennero riorganizzate e dislocate nel seguente modo: al nord il XIX° GebirgsKorps (generale Schörner) dislocato nel settore nord-ovest intorno a Murmansk, comprendente la 2a e la 6a Gebirgs Division, il Gruppe "Petsamo" e la 201a divisione di fanteria. Al centro, il settore di Kandalaksa era tenuto dal 36° Corpo (generale Weisenberger), comprendente la 163a e 169a divisione di fanteria. A sud, nell'area di Louhi c'era il XVIII° Corpo d'Armata del generale Boehme, comprendente la 7a Gebirgs division e la SS-Division Nord. I reparti della Nord continuarono ad essere impegnati esclusivamente in azioni di pattugliamento e in combattimenti difensivi lungo la strada Kienstinki-Louhi, respingendo le azioni offensive sovietiche. Con il ritorno di tutti i reparti ancora in addestramento sul fronte Finlandese, la divisione venne trasformata  nel settembre del 1942 ufficialmente in una unità da montagna delle Waffen SS, la SS-Gebirgs Division Nord. Vennero aggregati all'unità anche molti ufficiali e sottufficiali veterani della divisione SS Totenkopf, per aumentare il livello di esperienza combattiva.

SS-Skijaeger Kompanie Norge

Per le battaglie nella neve e nel gelo, c’era bisogno di unità scelte di sciatori in vista della campagna invernale. In Norvegia, in seno alla sezione sportiva dell'NSUF, la Hitler Jugend del Nasjonal Samling, il partito filo-nazista di Quisling, venne organizzata la formazione di una unità sciatori norvegesi: l'idea fu di Gust Jonassen già volontario nelle Waffen SS e capo della stessa sezione sportiva; i tedeschi approvarono il suo progetto nel settembre del 1942. I primi volontari (norvegesi ma anche danesi e svedesi), circa 120, vennero trasferiti al campo di Sennheim in Alsazia per ricevere l'addestramento di base per poi essere inviati al campo di addestramento della Ordunungspolizei vicino Dresda dove c'erano gli istruttori di sci delle Waffen SS. Mentre i suoi sciatori ricevevano l'addestramento militare, Jonassen venne inviato a Bad Tolz per seguire il corso da ufficiale delle SS. All'inizio di febbraio del '43 vennero trasferiti a Danzica dove venne organizzata una cerimonia ufficiale con i leader polotici norvegesi e dove si riunirono al loro comandante l'Obersturmfuehrer Jonassen. Via mare, nella primavera del 1943, i volontari norvegesi raggiunsero la divisione Nord, come Compagnia cacciatori-sciatori delle SS Norge (SS-Skyjäger-Kompanie) aggregata all'unità esploratori (Aufklaerungs-Abteilung SS-Nord). L'unità comprendeva 3 plotoni, ognuno con tre squadre; ogni squadra disponeva di una mitragliatrice MG e due tiratori scelti; c'era anche un gruppo mortai. Subito impegnati in operazioni di pattugliamento e ricognizione al di là delle linee nemiche, i volontari norvegesi si scontrarono con le pattuglie esploratrici sovietiche in più di un'occasione. In una delle prime missioni, l'Obersturmfuehrer Jonassen rimase ucciso dopo aver calpestato una mina sovietica. Al comando della compagnia subentrò l'Obersturmfuehrer Otto Andreas Holmen. Alla fine dell'estate del '43 venne deciso di espandere l'unità norvegese in un battaglione: i nuovi volontari vennero in parte prelevati dall'SS-Panzergrenadier Regiment Norge della divisione Nordland costituito per la maggior parte da volontari norvegesi e da altri volontari provenienti dalla Luftwaffe e da altre unità tedesche. L'addestramento per i membri del nuovo SS-Skijaeger Bataillon Norwegen (Skijegerbataljonen in norvegese) iniziò nell'autunno a Oulu in Finlandia. Il battaglione comprendeva circa 700 uomini organizzati su tre compagnie più un'unità di comando. Durante l'ottobre 1943, fu aggiunta all'unità un'altra compagnia (la 2a Politikompanie), formata da poliziotti norvegesi e posta agli ordini di Egil Hoel. Il suo compito era quello di proteggere le retrovie del fianco settentrionale della divisione Nord e quindi non venne impegnata in prima linea.

6.SS-Gebirgs-Division NORD

Il 22 ottobre del 1943, la divisione ricevette il numero divisionale 6, diventando la 6.SS-Gebirgs-Division NORD. Nell'ottobre del ’43 al comando della divisione subentrò l'Obergruppenführer Friedrich Wilhelm Krüger. Dopo mesi di stasi, nel giugno 1944 i sovietici lanciarono una massiccia offensiva nel settore meridionale di Louhi, dove operava il XVIII° GebirgsKorps di Boehme. L'intenzione nemica era quella di intrappolare le forze tedesche nel nord della Finlandia e di separarle dalle forze finlandesi. La direttrice dell'attacco sovietico passava per uno stretto istmo di terra compreso tra due laghi; da un lato c'era il villaggio di Ssennosero e dall'altro quello di Yeletyosero, praticamente nel settore di fronte difeso dai reparti della Nord. I due reggimenti della divisione dovettero fronteggiare l'assalto di due divisioni sovietiche. I gebirgsjager della Nord si ritrovarono all'improvviso le masse di fanteria nemica a ridosso delle loro posizioni, costretti a impegnarsi in sanguinosi combattimenti corpo a corpo. Non c'era stato nessun fuoco preparatorio da parte dell'artiglieria nemica per cui i difensori erano stati colti di sorpresa. Alcuni reparti sovietici erano avanzati durante la notte attraverso le paludi, giungendo a poche centinaia di metri dalle posizioni tedesche. Immersi nell'acqua e nel fango fino alla vita avevano atteso pazientemente l'alba per lanciarsi contro le trincee dei reparti della Nord. Malgrado la loro superiorità numerica i sovietici non riuscirono a sfondare le linee tedesche. Fallito l'effetto sorpresa, per la pronta reazione dei difensori, la fanteria sovietica si ritrovò ad attaccare frontalmente ed in campo aperto, finendo falciata dal fuoco nemico. Non curanti delle altissime perdite i comandanti sovietici continuarono a lanciare i loro reparti all'assalto; questa volta però l'attacco frontale servì come diversivo a coprire altri attacchi sui fianchi della linea difensiva, diretti verso i due villaggi. Senza reparti di riserva, il comandante Krüger fu costretto ad organizzare un gruppo di pronto intervento da utilizzare nei settori più esposti del fronte per tappare le eventuali falle. Questo Kampfgruppe venne posto agli ordini del comandante del 12° reggimento della Nord, lo Standartenführer Schreiber. Il Kampfgruppe Schreiber dovette subito intervenire per neutralizzare la minaccia sul fianco del XVIII° Gebirgskorps, per respingere i sovietici dai boschi sulle isole tra i laghi e le paludi nel settore di Kienstinki. Seguirono furiosi combattimenti tra il fango e l'acqua, che videro spesso il ricorso alle armi bianche per avere ragione del nemico: il comandante Schreiber guidò personalmente i suoi uomini nei combattimenti contro le pattuglie sovietiche. Dopo aver ripulito l'area dai reparti nemici, il Kampfgruppe dovette spostarsi velocemente in direzione del villaggio di Ssemnosero, attaccato in forze dai sovietici. Con i pochi superstiti del suo kampfgruppe e con i reparti già a difesa del villaggio Schreiber fronteggiò i reiterati assalti nemici alla meglio. I sovietici grazie alla loro superiorità numerica riuscirono a travolgere le posizioni nemiche più avanzate circondando il villaggio da ogni lato. In soccorso degli assediati giunsero gli uomini del 139° Reggimento Gebirgsjager: presi tra due fuochi e ritenendosi a loro volta circondati, i reparti sovietici ripiegarono riportando notevoli perdite. Il Kampfgruppe Schreiber ed il 139° reggimento incalzarono i sovietici eliminando definitivamente la minaccia nemica dal settore di Kienstinki.

I VOLONTARI NORVEGESI

Il battaglione sciatori norvegesi (dall'aprile del '44 agli ordini dello Sturmbannfuehrer Frode Halle), nel giugno del '44, dopo otto mesi di fronte, era rimasto con soli 300 uomini, rimasti a combattere sul fronte della Carelia. Nel marzo del '44 la 2a compagnia di polizia era stata rimpatriata dopo aver combattuto e respinto un assalto sovietico a Schapk-Osero. La 1a compagnia, o meglio quel che ne restava, venne temporaneamente inviata nelle retrovie per essere riorganizzata. La 2a e la 3a si dislocarono su posizioni difensive sulle colline di Kaprolat e Hasselmann, trincerandosi in attesa dell'imminente offensiva sovietica. Il 25 i russi attaccarono in forze le posizioni tenute dai norvegesi, con il 731° Reggimento di fanteria, circondando l'area di Kaprolat:  la fanteria russa travolse letteralmente le posizioni delle due compagnie. I volontari norvegesi si difesero come potevano pur non disponendo di adeguate armi pesanti. Solo grazie all'intervento dei reparti dell'11° Reggimento della Nord fu evitato il totale annientamento dell'unità. Le perdite furono altissime: il battaglione norvegese, lamentò ben 193 caduti, il 75% dei suoi già scarsi effettivi. I superstiti, circa 100, ripiegarono nelle retrovie restando per un po’ lontani dalla prima linea; arrivarono dalla patria in agosto altri volontari e le compagnie vennero parzialmente riformate. Arnfinn Vik assunse il comando della ricostituita 1a compagnia. Arrivò anche una nuova compagnia formata da poliziotti norvegesi  (la 3a Politikompanie) comandata da Aage Henry Berg. Battuti al nord e al sud del fronte lappone, il 30 luglio 1944 i russi lanciarono una nuova offensiva nel settore centrale contro il 36° Corpo del generale Weisenberger, venendo anche qui respinti.

OPERAZIONE BIRKE

Dopo il crollo del fronte della Carelia, la Finlandia iniziò a trattare con i sovietici per la cessazione delle ostilità. Il Generaloberst Rendulic (comandante dal giugno del '44 della 20a Gerbirgs Armee dopo la morte di Dietl) dovette approntare un piano per il ritiro di tutte le forze tedesche dalla Finlandia. I tre corpi d'Armata della 20a Gebirgs Armee dovevano ritirarsi attraverso la Finlandia settentrionale e passare la frontiera con la Norvegia: c'erano però due problemi da risolvere. Il primo era logistico e riguardava l'enorme distanza che separava le truppe tedesche dal confine norvegese; il secondo riguardava atteggiamento delle forze finlandesi verso le colonne tedesche che battevano in ritirata, forze finlandesi che da alleate erano diventate nemiche. L'operazione Birke (Betulla), ossia il ripiegamento delle truppe tedesche dalla Finlandia, iniziò il 5 settembre 1944. Era prevista una manovra di sganciamento da sviluppare in due fasi: nella prima, il 36° GebirgsKorps (163a e 169a Gebirgs Division) doveva ritirarsi lungo la costa del Mare Artico fino a sud di Ivalo dove si sarebbe congiunto con l'ala destra del XIX° GebirgsKorps (2a e 6a Gebirgs Division e 210a divisione di fanteria). Il XVIII° Corpo d'Armata (SS Nord, Gruppo Krautler e 7a Gebirgs Division) doveva ritirarsi invece lungo la strada Rovaniemi-Murmio in direzione di Skibotten attestandosi a nord-est della frontiera svedese, nell'area di Karaguendo. La seconda fase dell'operazione Birke prevedeva il definitivo ripiegamento di tutta la 20a Gebirgs Armee nella Norvegia settentrionale. Sulla carta il piano sembrava perfetto, ma c'erano sempre i due ostacoli da superare. Lo stesso Hitler si mostrò molto scettico circa le possibilità di riuscita dell'operazione, soprattutto tenendo conto delle enormi distanze che i reparti avrebbero dovuto percorrere, dei pochi mezzi di trasporto motorizzati a disposizione delle truppe  e delle condizioni delle strade della tundra finlandese. In particolare i reparti della divisione Nord dovevano percorrere prima 800 chilometri da Kuusamo a Rovaniemi e da qui proseguire fino a Karaguendo nell'estremità nord-occidentale della Finlandia. Le colonne iniziarono la ritirata marciando di notte per evitare i bombardamenti dell'aviazione sovietica; ogni notte, si percorrevano dai 30 ai 40 chilometri. Di giorno i reparti si accampavano nelle umide foreste sotto la continua pioggia autunnale. Verso la metà di settembre le forze tedesche riuscirono a ritirarsi completamente dalla Finlandia meridionale, evitando così possibili scontri con le forze finlandesi. La divisione Nord era di retroguardia al XVIII° Corpo d'Armata. All'inizio di ottobre, a Rovaniemi si verificarono i primi scontri a fuoco con i finlandesi. La città era presidiata dal 12° GebirgsJager Regiment della Nord, agli ordini dello Standartenführer Franz Schreiber. Alcuni reparti finlandesi, aizzati da commissari sovietici, iniziarono ad attaccare le forze tedesche. In seguito a questi scontri, alcuni "patrioti" finlandesi appiccarono incendi in tutta la città per costringere le SS della Nord a ripiegare; questi incendi divamparono in tutta la città, grazie anche al legno delle case della cittadina. Uno di questi incendi colpì anche la locale stazione ferroviaria, dove un intero treno carico di munizioni saltò in aria proiettando le sue schegge in tutta il resto della città causando molte vittime anche tra gli stessi Jäger della divisione Nord. Interi quartieri della città vennero distrutti dal fuoco di quella esplosione; i sovietici con il placet della stampa finlandese accusarono subito i tedeschi di aver voluto deliberatamente distruggere la città per vendicarsi del voltafaccia finlandese. L'evacuazione dei reparti della Nord da Rovaniemi terminò il 16 ottobre; a pochi chilometri ad ovest della città, le avanguardie della divisione si scontrarono con altri reparti finlandesi sulla strada per Muonia. I finlandesi guidati ancora da commissari sovietici, volevano sbarrare la strada alle colonne tedesche in ritirata. Gli Jäger della Nord, loro malgrado, furono costretti ancora una volta ad usare la forza contro i loro ex-alleati; grazie all'appoggio di qualche pezzo dell'artiglieria divisionale gli uomini del 2° battaglione del 12° Reggimento dispersero le forze finlandesi, che batterono in ritirata. Il 28 ottobre venne raggiunta la frontiera svedese nei pressi di Muonia; un ultimo ennesimo attacco da parte delle forze finlandesi venne prontamente respinto e la divisione potè proseguire verso Karaguendo. I superstiti del battaglione sciatori norvegese vennero rimpatriati e riorganizzati a Oslo nell'SS-Panzer Grenadier Bataillon 506, agli ordini di Frode Halle. Alcuni reparti di questo battaglione vennero impegnati come forza di polizia contro la resistenza norvegese.

OPERAZIONE NORDWIND

Nei primi giorni di novembre la Nord ricevette l'ordine di trasferimento dalla Norvegia settentrionale verso Oslo, dove i reparti sarebbero stati imbarcati per la Danimarca. La divisione doveva essere trasferita sul fronte occidentale per prendere parte ad operazioni lungo la frontiera francese. Le operazioni di trasferimento furono ostacolate dall'aviazione inglese, causando notevoli ritardi sul tabellino di marcia. Mentre alcuni reparti della divisione erano già sbarcati in Danimarca, altri erano ancora in Norvegia. Il 12° Reggimento della Nord giunse a Kolding, in Danimarca, verso il 20 dicembre; lo stato maggiore della divisione e altri reparti divisionali vi giunsero il giorno dopo. Pochi giorni dopo, il comando della divisione ricevette l'ordine di formare un gruppo da combattimento da trasferire nel più breve tempo possibile nel Palatinato, regione della Germania occidentale a sinistra del Reno, per prendere parte all'operazione "vento del nord". Fallita l'offensiva nelle Ardenne, Hitler con questa nuova offensiva intendeva riprendere l'iniziativa sul fronte occidentale, attaccando le forze americane e costringere Eisenhower a prelevare unità dal fronte belga. Il 28 dicembre Hitler presentò il suo piano ai comandanti della 1a Armata in una riunione tenuta a Bad Nauheim. L'obiettivo era quello di passare attraverso le posizioni della linea Maginot (in parte già occupate dagli alleati) a sud di Pirmasens con un gruppo corazzato e avanzare verso sud lungo il versante occidentale dei Vosgi per prendere contatto con la 19a Armata bloccata nella sacca di Colmar. Hitler disse: "in questo modo Strasburgo può essere riconquistata dalle nostre truppe e la distruzione del nemico in Alsazia potrà essere completa". L'area dell'attacco era stata scelta tenendo conto della consistenza delle truppe nemiche ivi stanziate (7a Armata americana composta da uomini con poca esperienza di combattimento e schierata su un fronte molto ampio) e della possibilità di congiungersi con le truppe tedesche bloccate nella sacca di Colmar sulla riva occidentale del Reno. L'offensiva "vento del nord" doveva essere lanciata con due gruppi operativi che dovevano avanzare da entrambi i lati della città di Bitche. La 17a divisione SS e la 36a Volksgrenadier Division componevano il XIII° Corpo SS. Alla destra del XIII° Corpo SS c'era il LXXXII° Corpo, comprendente la 347a divisione di fanteria, la 19a Volksgrenadier Division e la 416 divisione statica. Sul fianco sinistro del XIII° Corpo SS c'era il LXXX° Corpo comprendente la 559a Volksgrenadier Division e la 257a divisione di fanteria. Alla sinistra del LXXX° Corpo c'era il LXXXIX° Corpo con le divisioni di fanteria 361a, 245a e 256a. Il Comando divisionale della Nord organizzò quindi un kampfgruppe agli ordini dello Standartenfuehrer Schreiber composto dal 1° e 3° battaglione del 12° Reggimento GebirgsJaeger, dal 3° battaglione del reggimento di Artiglieria, da reparti del genio, delle trasmissioni e un reparto anticarro. Con l'aviazione alleata ormai padrona dei cieli d'Europa, il trasferimento dei reparti avvenne di notte. Il 30 dicembre i primi reparti del kampfgruppe Schreiber giunsero nel Palatinato, nell'area tra Pirmasens e Eppenbrunn, venendo aggregati alla 361a Volksgrenadier Division (Generalmajor Alfred Philippi) inclusa nel XXXIV° Corpo d'Armata.

WINGEN SUR MODER

Il 31 dicembre i reparti furono subito lanciati in combattimento. Senza nessun fuoco di copertura dell'artiglieria i gebirgsjaeger attaccarono le posizioni americane a sud di Pirmasens cogliendo di sorpresa il nemico. I due battaglioni della Nord proseguirono l'avanzata ad est di Melch, con l'obiettivo di attaccare e conquistare la città di Wingen sur Moder. Questa azione doveva aprire la strada all'offensiva del XXXIV° Corpo, che durante la notte del 1 gennaio, dopo aver attraversato il fiume Moder, doveva proseguire verso sud-ovest attraversando i bassi Vosgi. I reparti della Nord raggiunsero Wingen dopo essersi scontrati duramente con le avanguardie americane ed avendo fatto molti prigionieri; la manovra del XXXIV° Corpo però non ebbe successo ostacolata dalle cattive condizioni del terreno e dalla forte resistenza opposta dai reparti della 7a Armata americana. Nel frattempo erano giunti nell'area i reparti dell'artiglieria della Nord, il cui dispiegamento venne notevolmente ostacolato dall'azione dei cacciabombardieri alleati: la 7a Batteria venne colpita pesantemente in una radura tra i boschi di Egelschardt. La notte del 3 gennaio l'aviazione alleata distrusse completamente il villaggio di Mutterhausen, dove erano acquartierati altri reparti della divisione. Fallita l'azione del XXXIV° Corpo, i due battaglioni (1° e 3°) della Nord erano rimasti da soli a Wingen circondati dalle forze americane. Senza più collegamenti con le altre unità tedesche, ai gebirgsjaeger non restò altra via di uscita che quella di ritirarsi per raggiungere le linee amiche.

LA BATTAGLIA CONTINUA

Durante la notte tra il 7 e l'8 gennaio ebbe luogo la manovra di sganciamento: per la mancanza di veicoli dovettero essere abbandonati sul posto 80 feriti tedeschi e 140 feriti americani. Altri 400 prigionieri americani, catturati negli scontri dei giorni precedenti, seguirono invece la ritirata dei Gebirgsjaeger. Nello stesso periodo altri reparti della Nord rilevarono la 361a Volkgrenadier Division ad ovest di Pirmasens, completando il dispiegamento della divisione lungo il fronte che seguiva il fiume Rotbach dalla frontiera tedesca fino a Reippertsweiler. Sull'ala sinistra del fronte era attestato il 12° Reggimento, mentre sulla destra c'era l'11°. In riserva insieme al battaglione esplorante c'era il 506° Battaglione Panzergrenadier dell'esercito ed un battaglione della Luftwaffe. Al mattino dell'11 gennaio, un gruppo da combattimento del 12° Reggimento, lanciò un attacco contro le posizioni americane nel settore antistante quello tenuto dai granatieri della 1a compagnia del 506° battaglione. La sorpresa non riuscì e i gebirgsjaeger si ritrovarono ad attaccare in campo aperto, subendo un pesante fuoco di sbarramento da parte dell'artiglieria nemica: le perdite furono altissime e anche la compagnia del 506°, pur restando sulle sue posizioni, rimase con 90 uomini sui 250 effettivi iniziali. Verso la metà di gennaio l'operazione Nordwind poteva considerarsi fallita: gli americani ne approfittarono per lanciare una serie di contrattacchi lungo tutto il fronte. Reparti della 100a divisione di fanteria americana attaccarono le posizioni tenute dal 12° Reggimento della Nord: gli Jaeger di difesero strenuamente respingendo gli assalti nemici e contrattaccando furiosamente.

A SUD DI MELCH

Pochi giorni dopo la divisione Nord venne trasferita alle dipendenze del XV° Corpo d'Armata (comprendente anche la 256a Volksgrenadier division), con l'ordine di effettuare puntate offensive per tentare di arginare la controffensiva nemica. L'intervento dell'aviazione alleata rese vano qualsiasi tentativo di manovra: pur nascosti tra le fitte foreste della regione, i reparti della Nord furono colpiti continuamente dal fuoco dei cacciambombardieri nemici che planando a bassa quota mitragliavano qualsiasi cosa si muovesse sotto di loro. Il fumo che scaturiva dalle esplosioni serviva ai gebirgsjaeger per tirare un sospiro di sollievo e spostarsi in zone più protette. Nei pressi di Melch, la SS Nord e la 256a Volksgrenadier Division vennero investite da un massiccio attacco da parte delle forze americane che costrinse i reparti a dover ripiegare per evitare l'accerchiamento. Consolidata una nuova linea difensiva, il 1° ed il 2° battaglione dell'11° Reggimento della Nord si lanciarono in un contrattacco per tentare di riconquistare il terreno perduto, malgrado fosse nota la superiorità nemica in uomini e mezzi. Abituati al combattimento nelle foreste della Lapponia, i gebirgsjaeger sfruttarono tutta la loro esperienza per avere ragione dei reparti americani. Pattuglie della Nord, ben mimetizzate nella vegetazione riuscirono ad infiltrarsi tra le linee nemiche portando lo scompiglio tra i reparti nemici: vennero uccisi portaordini, sentinelle ed ufficiali, in una guerra di logoramento che mise a dura prova la tenuta psicologica degli americani. L'abilità dei gebirgsjaeger li condusse a circondare un intero reggimento della 45a divisione americana, facendo credere al nemico di avere di fronte forze notevolmente superiori. Tutto il settore americano fu in preda al panico: il comando inviò i reparti corazzati per tentare di ristabilire la situazione, ma fu tutto inutile dal momento che la morfologia del terreno e le foreste non permettevano a dei carri armati di manovrare adeguatamente. Le pattuglie della Nord, nascoste nel folto delle foreste ed armate di Panzerfaust, riuscivano ad avvicinarsi facilmente ai carri americani e a colpirli uno ad uno. Chiusi ormai in una morsa, gli uomini della 45a divisione americana si arresero dopo aver perso ben 200 uomini nei combattimenti: finirono nelle mani tedesche 456 prigionieri di cui 26 ufficiali. Le perdite della Nord ammontarono a soli 26 morti e 12 dispersi. Durante la notte del 23 gennaio, i reparti della Nord vennero impegnati in un nuovo assalto avente per obiettivo la riconquista dell'area antistante le foreste di Zinsweiler e del Rotbach. Gli uomini della Nord attaccarono senza alcun appoggio dell'artiglieria, riuscendo ad ottenere successi locali: gli americani reagirono prontamente contrattaccando nei piccoli villaggi dove si erano asserragliati i gebirgsjaeger. Seguirono furiosi combattimenti villaggio per villaggio, casa per casa, con notevoli perdite ad entrambe le parti. L'offensiva della Nord venne così definitivamente bloccata dalla forte resistenza nemica e dalla sua pronta reazione. Il Comando germanico ordinò a tutti i reparti di attestarsi in posizione difensiva e terminare qualsiasi manovra offensiva. Le altissime perdite subite dalla divisione vennero in parte compensate da nuove reclute, soprattutto volksdeutsche di diverse nazionalità, con poca esperienza combattiva.

TRIER

All'inizio di febbraio la divisione Nord ritornò alle dipendenze del XXXIV° Corpo d'Armata, per prendere parte ad una nuova offensiva nel settore del Ruwer: la Nord doveva in particolare riconquistare la città di Trier. I reparti della divisione vennero raggruppati nelle foreste a sud di Hinzenburg; per l'attacco su Trier era stato garantito un massiccio appoggio di artiglieria da parte non solo del reparto divisionale ma anche dell'artiglieria della 256a Volksgrenadier Division e della 2a Gebirgs Division. All'alba del 4 marzo i due reggimenti GebirgsJaeger della divisione attraversarono il fiume Ruwer e proseguirono lungo la strada Zerf-Trier. Alcuni reparti furono subito impegnati in combattimento nella conquista del villaggio di Lampaden, altri come il 1° battaglione del 12° Reggimento a causa dell'oscurità, sbagliarono la direttrice di marcia, dando cosi tempo al nemico di organizzare le difese. Le tenebre causarono anche un altro incidente: il 1° battaglione dell'11° Reggimento ed il 3° del 12° Reggimento si incrociarono nell'area tra i villaggi di Lampaden e Paschel, scambiandosi reciprocamente per nemici. Si spararono addosso per alcuni minuti, e solo dopo i primi feriti e qualche maledizione in tedesco venne risolto l'equivoco. Allertati lungo tutto il fronte, gli americani fecero accorrere rinforzi per arginare il tentativo di penetrazione nemica. La strada verso Trier, per i reparti della Nord, divenne così irraggiungibile per la forte resistenza nemica. Le truppe americane, appoggiate dai mezzi corazzati, contrattaccarono: i gebirgsjaeger si difesero strenuamente mantenendo saldamente le posizioni raggiunte. Vennero respinti diversi assalti nemici e distrutti numerosi mezzi corazzati, ma quando iniziarono a scarseggiare le munizioni i reparti dovettero ripiegare. L'operazione sul Ruwer era costata alla Nord 180 caduti e 300 feriti; il bottino di guerra ammontava a circa 350 prigionieri americani.

FRONTE DEL RENO

Il 9 marzo la Nord passò alle dipendenze del XCI° Corpo della 7a Armata tedesca, partecipando al consolidamento del fronte difensivo ad ovest della Mosella. La Nord doveva coprire la ritirata alle altre divisioni tedesche oltre il Reno, ritardando l'avanzata americana difendendo paesi e villaggi che si trovavano lungo la direttrice d'attacco nemica. Senza razioni calde da giorni, dovendo elemosinare cibo e acqua nelle abitazioni civili, senza quasi più munizioni i gebirgsjaeger ormai allo stremo delle loro forze continuarono a battersi valorosamente, malgrado la grave crisi militare tedesca sul fronte occidentale. Dopo aver permesso la ritirata dei loro camerati, i reparti della divisione iniziarono a ripiegare anch'essi oltre il Reno, presidiato già dalle forze americane. I gebirgsjaeger dovettero marciare di notte passando attraverso le linee nemiche, a piccoli gruppi, per non rischiare di finire prigionieri. Molti ce la fecero, ma la maggior parte dei resti del 12° Reggimento finì prigioniera degli americani. Gli altri reparti della divisione in fase di ripiegamento continuarono a scontrarsi duramente con le forze americane lungo la Mosella.

VERSO LA FINE

Il giorno dopo, nella notte tra il 17 ed il 18 marzo, gli ultimi reparti della divisione attraversarono il Reno raggruppandosi sulla riva orientale: degli effettivi iniziali restavano solo 3.000 uomini circa. Tra il 23 ed il 25 marzo questi ultimi superstiti vennero schierati su una nuova posizione difensiva lungo il corso del fiume Lahn. Lasciati da soli a difendere un tratto di fronte troppo lungo, senza armi pesanti di appoggio, i Gebirgsjaeger dovettero difendersi il 27 marzo da un massiccio attacco dei reparti corazzati americani; avendo a disposizione solo pochi Panzerfaust come armi anticarro, gli uomini della Nord riuscirono a distruggere numerosi carri nemici prima di ritirarsi verso est per evitare l'annientamento. Verso la fine di marzo assunse il comando della divisione lo Standartenführer Franz Schreiber. Da questo momento la divisione Nord finì di esistere come unità divisionale: i suoi resti si dispersero frammentandosi in piccoli gruppi da combattimento che continuarono a combattere in Germania contro le forze americane fino al maggio del '45. L'ultima compagnia del battaglione Ausbildungs und Ersatz in fase di addestramento al campo di Leoben in Stiria, non raggiunse mai la divisione. Una parte finì a combattere sul fronte del Semmering finendo annientata, l'altra parte più consistente finì sul fronte occidentale aggregata ad un kampfgruppe della 17a divisione SS combattendo contro i reparti americani fino alla fine della guerra.

Bibliografia

Massimiliano Afiero, "I volontari stranieri di Hitler", Ritter editrice

J. Lucas,"Le truppe da montagna di Hitler", Hobby & Works editrice

F. Schreiber, "Kampf unter dem Nordlich", Munin Verlag 1969

R. Kaltenegger, "Mountain troops of the Waffen Ss", Shiffer Military History

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