I COSACCHI DI HITLER

di Massimiliano Afiero

LE FORMAZIONI COSACCHE ANTI-COMUNISTE

Durante la seconda guerra mondiale, migliaia di cosacchi furono arruolati nelle forze armate tedesche per combattere contro Stalin. Le formazioni cosacche anti-comuniste si dimostrarono le unità volontarie più preparate militarmente e più leali verso i tedeschi: il ministro per i territori orientali tedesco Rosenberg riuscì addirittura a trovare per i cosacchi un'origine germanica. Dopo approfondite ricerche egli riuscì a dimostrare che i cosacchi non erano una popolazione slava, bensì un popolo germanico, discendente dalla stirpe degli ostrogoti: dall’Ucraina si erano spinti fino alla Crimea e al Caucaso.

Il "tradimento" dei cosacchi verso Mosca, aveva comunque delle giustificazioni storiche, così come il loro odio verso Stalin aveva radici profonde.

Durante la rivoluzione comunista i cosacchi furono gli ultimi a cedere le armi ai bolscevichi e mentre l'Impero Russo si sfasciava essi continuarono a combattere disperatamente al fianco delle Armate Bianche fedeli allo zar.

Dopo la vittoria dell’armata rossa, la rivolta non cessò mai di covare tra le popolazioni cosacche, restie ad essere sottomesse al potere moscovita: le leggi di Lenin e di Stalin dovettero essere imposte con le repressioni, le deportazioni ed il terrore.

Con l'arrivo dei tedeschi sul fronte dell'est, la fiamma della rivolta si riaccese: l'indipendenza poteva essere riconquistata con l'aiuto di Hitler.

Una delle prime unità sovietiche a passare dalla parte dei tedeschi, fu proprio un'unità cosacca: a Rosslav, nell'agosto del 1941, a sud di Smolensk, il 436° reggimento fucilieri della 155a divisione di fanteria dell’Armata rossa agli ordini del colonello cosacco Kononov, si consegnò ai tedeschi, esprimendo il desiderio di  continuare a combattere ma contro Stalin. Kononov era un veterano della guerra contro la Finlandia, iscritto al partito comunista dal 1927 e decorato con l'ordine della Bandiera Rossa. Alcune settimane dopo, gli uomini di Kononov erano già in prima linea affiancati alla 78a divisione di fanteria tedesca del Wurtemberg.  Subito dopo lo stesso Kononov, chiese il permesso alle autorità germaniche di poter continuare a reclutare volontari russi tra i prigionieri: portato a Mogilev, dove c’erano circa 5.000 russi prigionieri, riuscì a reclutarne 4.000 con i quali venne creata una intera brigata di ausiliari combattenti anti-comunisti posta ai suoi ordini.

Questa unità venne prima designata Kosacken Abteilung 102 e poi 5° reggimento cosacco del Don: l’unità cosacca di Kononow ottenne ottimi risultati combattendo contro le bande  partigiane in Bielorussia.

Nell’aprile del 1942 fu lo stesso Hitler ad autorizzare il reclutamento di volontari cosacchi, con i quali furono organizzate unità di cavalleria da utilizzare nelle retrovie del fronte.

Due ufficiali di cavalleria tedesca del Gruppo Armate sud, i tenenti colonello Jungschulz e Lehmann formarono ciascuno un reggimento cosacco, identificati con il loro nome.

Nel Gruppo Armate di Centro, anche i tenenti colonello Freiherr von Wolff e von Renteln formarono altri due reggimenti cosacchi: ognuno di questi quattro reggimenti era composto da circa 2.000 volontari cosacchi e circa 160 ufficiali e sottufficiali tedeschi.

KRASNOFF

Quando i tedeschi nell'estate del '42 raggiunsero l'Ucraina meridionale, la Crimea e le regioni caucasiche, le popolazioni cosacche insorsero contro i commissari politici sovietici, facilitando la conquista dei territori da parte dei tedeschi. A Novocherkassk, la capitale cosacca sul Don, Sergei Pavlov atamano (capo cosacco) locale invitò tutti i cosacchi a prendere le armi per combattere al fianco dei tedeschi contro l'Armata Rossa.

Dal giugno 1942 agli alti comandi tedeschi iniziarono a giungere insistenti richieste per l'autorizzazione a formare una forza cosacca volontaria.

Nel luglio del 1942 il generale Piotr Krasnoff, formò a Berlino il primo nucleo di un'organizzazione cosacca anti-comunista (Hauptverwaltung der Kosakenheere, Berlin): Krasnoff aveva già collaborato con i tedeschi durante la prima guerra mondiale, procurando armi per i cosacchi controrivoluzionari.

Insieme con Krasnoff, c'erano anche il generale Shkurò e il colonello Bitscherakow, esuli in occidente dal 1920.

Il 10 novembre 1942, Hitler in persona confermò l'autorizzazione a concedere ai cosacchi una limitata autonomia, nel rispetto dei loro costumi e delle loro usanze: ad ascoltare il proclama del Fuehrer accorsero tutti i vecchi cosacchi sopravvissuti alla rivoluzione bolscevica, e tra questi gli Atamani Kulakov, Pavlov e Domanov.

In quelle remote regioni della Russia, lontano dai comandi dell’OKW (il comando generale della Wermacht), gli ufficiali tedeschi poterono attuare agevolmente e autonomamente una politica di pacificazione e collaborazione con le popolazioni cosacche: un gran numero di volontari accorse e furono subito organizzate unità autonome con capi cosacchi. I tedeschi fornirono solo armi leggere, l’armamento pesante fu prelevato dai depositi sovietici o sul campo di battaglia dalle unità nemiche sconfitte.

I volontari cosacchi portavano vari tipi di uniforme: o quella tedesca con il tipico copricapo cosacco (la papacha) e i distintivi nazionali, o l’uniforme tipica cosacca con i distintivi tedeschi, l’aquila nazista e lo scudo sul braccio rappresentante l'etnia di appartenenza.

I cosacchi del capitano Zagorodni

Nell'estate del 1942 i reparti del XL° Corpo corazzato tedesco agli ordini del generale Geyr occuparono Millerovo facendo circa 18.000 prigionieri; tra di loro moltissimi cosacchi del Don e del Kuban. Bisognava scortarli nei campi di prigionia ma non c'erano uomini disponibili per farlo: l'avanzata doveva proseguire e non era possibile rinunciare neppure ad un solo uomo. Il problema venne risolto dal capitano Kandutsch, capo del servizio informazioni del Corpo: di sua iniziativa liberò i cosacchi affidando a loro il compito di scortare gli altri prigionieri. I cosacchi guidati dal capitano Zagorodni furono felici di collaborare con i tedeschi. Tuttavia la maggior parte dei comandanti tedeschi non condivise quella scelta: tutti erano più che sicuri che i cosacchi sarebbero fuggiti insieme agli altri prigionieri verso le linee russe, non appena se ne fosse presentata l'occasione. Il capitano Zagorodni formò uno squadrone cosacco a cavallo ed iniziò la sua marcia verso le retrovie tedesche.

All'inizio di settembre del 1942, il quartier generale del XL° Corpo corazzato tedesco si era insediato a Ruski sul fiume Terek: qui con grande sorpresa dei tedeschi, fecero ritorno i cosacchi di Zagorodni armati di tutto punto e pronti a combattere contro i comunisti. Il Capo di Stato Maggiore del Corpo, il tenente colonello Wegener  decise di utilizzarli effettivamente in combattimento: la formazione di Zagorodni venne trasformata ufficialmente nel 1° Squadrone cosacco dell'82° Reggimento tedesco. Dopo alcune settimane di addestramento, i cosacchi vennero assegnati alla 3a Panzer Division nei pressi di Iscerskaja, con compiti di sicurezza delle retrovie.

Dalla testimonianza di Paul Schmidt, ufficiale di Stato Maggiore tedesco:

"Nello squadrone del capitano Zagorodni, chiamato a difendere la posizione di Iscerskaja, regnava una disciplina ferrea. Nel corso della prima notte, vennero trovate da un ufficiale cosacco, due sentinelle che dormivano: due colpi di pistola sparati dall'ufficiale chiusero la vicenda. Nei giorni seguenti non si verificarono più episodi del genere né vi fu alcun caso di diserzione.

L'aiutante del capitano Zagorodni era il comandante del 1° plotone, il tenente Koban, un cosacco dalle spalle grandi e dalla fedeltà assoluta. Nello squadrone militava anche la moglie di Koban, che partecipò a tutti i combattimenti che videro impegnati i cosacchi, sostituendo in più di un'occasione il marito quando questi era ammalato."

Il 1° squadrone cosacco, dopo aver combattuto valorosamente sul fronte orientale, nel 1944 venne trasferito in Francia, finendo annientato in Normandia, nei pressi di Saint-Lo, a causa di un massiccio bombardamento dell'aviazione alleata.

Dalla testimonianza del capitano Kandutsch:

"Alla fine del maggio 1944, quando il XL° corpo corazzato attraversò il confine rumeno in direzione ovest, arrivò l'ordine di trasferire lo squadrone cosacco in Francia. L'aiutante di campo del generale von Knobelsdorff, il comandante del corpo in quel momento assente, maggiore Patow, congedò i cosacchi. Il capitano Zagorodni ricevette finalmente la tanto desiderata croce di ferro di prima classe. Se l'era veramente meritata. Poi i cosacchi sfilarono ancora una volta, e probabilmente l'ultima, in parata al galoppo. Fu uno spettacolo indimenticabile."

Von Pannwitz

Nel settembre 1942, un ufficiale tedesco di cavalleria, il tenente colonello Helmut Von Pannwitz, di sua iniziativa formò alcuni reggimenti con volontari cosacchi. Pannwitz, pur essendo originario dei paesi baltici, parlava il russo perfettamente e questo facilitò il suo compito.

Nato in Slesia, lungo il confine russo nel 1898, figlio di un ufficiale di cavalleria, Pannwitz fu avviato giovanissimo alla carriera militare diventando in breve tempo un cavaliere perfetto. Durante la prima guerra mondiale venne decorato con la croce di ferro di prima e seconda classe per il valore dimostrato in battaglia.

Nell'agosto 1941, in piena operazione Barbarossa fu insignito della croce di cavaliere e l'anno dopo vi aggiunse le fronde di quercia.

La sua stretta amicizia con Nikolai Kulakov, atamano dei cosacchi del Terek, lo portò a promettergli un'attiva collaborazione con il suo popolo nella lotta contro il comunismo sovietico. Pannwitz interpellò il suo Capo di Stato Maggiore, il generale Zeitler, circa la formazione di un reggimento di cosacchi del Terek.

Zeitler approvò il progetto assegnando a Pannwitz il comando dell'unità: l'intreprendente Pannwitz a bordo del suo Fieseler Storch fece un rapido giro nei campi di prigionia tedeschi, riuscendo a radunare circa 1.000 cosacchi e recuperando sei Panzer efficienti.

L'unità di cavalleria di Pannwitz, denominata ufficialmente Reiterverband von Pannwitz venne inviata subito in battaglia, distinguendosi per valore e ferocia.

Impegnata come supporto alle truppe rumene, la Reiterverband sostenne duri combattimenti in una serie di attacchi contro le avanguardie sovietiche.

Grazie ai successi dei suoi cosacchi, von Pannwitz venne promosso generale e venne autorizzato a formare una divisione regolare tedesca con volontari cosacchi, tenendo conto della loro particolare organizzazione militare.

LA MIGRAZIONE VERSO OVEST

Dopo la disfatta di Stalingrado, le formazioni volontarie cosacche si ritirarono verso ovest insieme alle forze tedesche: i cosacchi portarono con sé anche le famiglie, temendo le inevitabili rappressaglie dei sovietici per la loro collaborazione con i tedeschi.

Durante l’esodo verso ovest, si crearono diversi stanziamenti civili dei cosacchi, in Bielorussia ed in Polonia. In Bielorussia, nei campi di raccolta di Novogrudki e Baranovichi, vennero create altre unità cosacche, subordinate all'amministrazione principale degli eserciti cosacchi presieduta da Krasnoff. Una gran parte dei volontari proveniva dai campi di prigionia tedeschi, grazie all'opera di propaganda dei capi cosacchi. Vennero formati 11 reggimenti cosacchi, ciascuno con la forza di 1.200 uomini. Il 1° Reggimento, agli ordini del colonello Lobisewitsch, venne denominato "1° Reggimento Don Generale Krasnoff".

Questi reggimenti andarono a formare un'intera Armata cosacca il cui comando fu affidato al colonello Serghei Vasilevic Pavlov; come capo di Stato maggiore venne designato il colonello Timofey Ivanovic Domanov.

FRONTE DEI BALCANI

I cosacchi della Reiterverbande di von Pannwitz vennero raggruppati in Ucraina a Cherson: nell’aprile del 1943 arrivarono anche i reggimenti Jungshutz e Lehmann dal gruppo di armate sud e i reggimenti Kononow e Wolff dal gruppo armate di centro. Trasferiti a Mielau (Mlawa) a sud di Varsavia in Polonia, queste unità furono incorporate nella 1a divisione cosacca, comprendente  due brigate con una forza complessiva di circa 17.500 uomini (13.000 cosacchi e 4.500 tedeschi).

Ordine di battaglia:

1a Divisione cosacca

Comandante: Generale Helmuth von Pannwitz

Capo di Stato Maggiore: Oberstleutnant von Schultz

1a Brigata di cavalleria cosacca del Don

Comandante: Oberst Freiherr Hans von Wolff

1° Reggimento cosacco del Don (Oberstleutnant d. R. Burggraf zu Dohna)

2° Reggimento cosacco della Siberia (Oberstleutnant Freiherr von Nockeln)

4° Reggimento cosacco del Kuban (Oberstleutnant Freiherr Paul von Wolff)

1° battaglione di artiglieria cosacco (Hauptmann von Eisenhardt-Rothe)

2a Brigata di cavalleria cosacca del Caucaso

Comandante: Oberst Alexander von Bosse

3° Reggimento cosacco del Kuban (Oberstleutnant d. R. von Jungscultz)

5° Reggimento cosacco del Don (Oberstleutnant Ivan Kononov)

6° Reggimento cosacco del Terek (Oberstleutnant Heinrich-Detloff von Kabeln)

2° battaglione di artiglieria cosacco (Hauptmann Graf Kottulinsky)

55° battaglione da ricognizione (Rittmeister Weil): composto esclusivamente da tedeschi

55° Reggimento di artiglieria: sei batterie organizzate in due battaglioni

55° battaglione pionieri (Hauptmann Jans): composto da quattro compagnie

55° Battaglione comunicazioni (Hauptmann Schneider): composto esclusivamente da tedeschi

55a Sezione rifornimenti (Rittmeister d.R.Brocker): due colonne motorizzate e tre ippotrainate

55° Battaglione medico (Oberst d.R. Dr. Grass)

Compagnia veterinaria (Stab Veterinar Dr. Stabenow)

Tranne Kononov tutti i comandi di reggimento e di brigata erano tedeschi. Le unità di artiglieria erano tutte ippotrainate, nel rispetto della tradizione cosacca, ma anche per la mancanza di veicoli motorizzati.

Venne formata anche un'unità di addestramento e rincalzo (Freiw. Lehr und ersatz Regiment)  composta da circa 1.000 uomini, dislocata a Mochovo e agli ordini del colonello von Bosse. Sempre a Mochovo venne istituita anche una Scuola Allievi Ufficiali per i giovani cosacchi.

Il 1 giugno 1943, Pannwitz venne nominato comandante di tutte le unità cosacche (Kommandeur Aller Kosakenverbände).

Alla fine del settembre 1943, la 1a divisione cosacca fu trasferita in Jugoslavia per combattere contro i partigiani comunisti: questa decisione non fu gradita a Pannwitz che avrebbe preferito impegnare i suoi cosacchi sul fronte dell'est.

La Scuola Allievi Ufficiali e il reggimento addestramento vennero invece trasferiti in Francia.

Sul fronte balcanico i cosacchi ottennero notevoli successi, grazie soprattutto alla loro mobilità facilitata dall’impiego magistrale dei loro cavalli, con i quali poterono muoversi agilmente nelle zone selvagge delle montagne balcaniche.

Alla fine del 1943, le due brigate della 1a divisione vennero trasformate in due divisioni la 1a e la 2a divisione cosacca, che andarono a costituire il 15° corpo cosacco agli ordini del Generalleutnant von Pannwitz.

Il Corpo comprendeva anche una nuova Brigata di fanteria cosacca, la Plastun Brigade, agli ordini del colonello Kononov: l'unità comprendeva il 7° Reggimento Plastun (agli ordini del tenente colonello Borissow), l'8° Reggimento Plastun (Maggiore Sacharow) e una sezione esploratori (capitano Bondarenko).

La forza totale del Corpo contava circa 52.000 uomini tra cosacchi e tedeschi. La 1a divisione (agli ordini del colonello von Baath) venne impegnata nell'area ad ovest di Belgrado, nella protezione della linea ferroviaria Belgrado-Zagabria/Agram combattendo contro i partigiani in Croazia, Bosnia e Serbia. I reparti della 2a divisione (agli ordini del colonello von Schultz)  vennero invece impegnati nella difesa dell'area compresa tra le località di Tuzla, Gradec, Vinkovci e Osijek. Particolarmente duri furono i combattimenti intorno alla città di Virovitica.

Reparti cosacchi parteciparono all'operazione Roesselsprung, nel maggio del '44, insieme ad unità croate e tedesche: l'operazione doveva portare alla cattura del capo partigiano Tito nel suo quartier generale di Drvar. I paracadutisti del 500° Battaglione SS vennero lanciati direttamente sulle colline di Drvar, ma non riuscirono a catturare Tito: i cosacchi effettuarono  operazioni di rastrellamento per annientare le bande partigiane nell'area.

Alla fine del 1944, il corpo cosacco venne integrato nelle Waffen SS, dopo un accordo concluso tra von Pannwitz e il Reichsfuehrer Himmler. Pur dipendendo logisticamente dalle Waffen SS, i cosacchi e il personale tedesco mantennero le loro uniformi e i loro gradi.

Il 26 dicembre 1944 reparti del Corpo Cosacco, nei pressi di Pitomaca lungo il confine croato-ungherese, si scontrarono contro reparti dell'Armata Rossa distruggendo una testa di ponte nemica e facendo numerosi prigionieri.

Solo nel febbraio del 1945, il Corpo venne ufficialmente designato come XV.SS-Kosaken-Kavallerie-Korps. I cosacchi di von Pannwitz continuarono a combattere contro le bande slave e l'Armata Rossa fino a ritirarsi in Austria nel maggio del '45 dove si arresero alle forze britanniche. 

COSACCHI IN FRIULI

I reparti cosacchi rimasti in Bielorussia, con l'avvicinarsi dell'Armata Rossa vennero trasferiti insieme alle loro famiglie nell'Italia nord-orientale. Tra il luglio e l’agosto 1944 circa 20.000 cosacchi del Don, del Terek, del Kuban e della Siberia, provenienti dalla Polonia, con al seguito le famiglie, migliaia di cavalli e carri, giunsero nella Carnia in Friuli, loro promessa dai tedeschi quale nuova patria (denominata Kosakenland in Nord Italien).

L'espandersi del movimento partigiano nelle Alpi orientali, aveva destato forti preoccupazioni negli alti comandi militari dell'Adriatisches Küstenland: gli attacchi dei ribelli erano concentrati lungo il confine orientale della Carnia, sulla linea ferroviaria vitale per il transito delle truppe verso il fronte.

Per reprimere le bande partigiane venne deciso di utilizzare le formazioni cosacche, che avevano già dato buoni risultati contro le forze ribelli in Bielorussia e in Polonia.

Inoltre l'area interessata con le sue montagne e le sue pianure ricordava molto da vicino le terre cosacche.

Dall’ottobre del 1944 le colonne cosacche cominciarono a penetrare nelle valli, occupando Tolmezzo e i villaggi fino alla frontiera austriaca. Alla loro guida c’era il generale Domanov, succeduto al generale Pavlov morto in circostanze misteriose: il tenente generale Andrei Shkuro comandava invece la riserva cosacca. Domanov fissò il suo quartier generale a Gemona del Friulì.

Giunse in Italia settentrionale anche il maggiore della Wermacht Oscar Müller, come ufficiale di collegamento presso le truppe cosacche L'Alto Comando SS da parte sua stabilì a Tolmezzo l'ufficio "Kosaken-Kaukasier-Verbindungsstelle" per i collegamenti con i reparti cosacchi e caucasici nell'area.

La zona dell'Italia nord-orientale occupata dai cosacchi, venne denominata da questi ultimi "Cossackia": oltre alla Carnia e al Friuli essa si estendeva a nord-est fino a Gorizia e a sud fino a Palmanova, Pordenone, Sacile e oltre. Molti villaggi furono ribattezzati dai cosacchi con nuovi nomi: Alesso divenne Novocerkassk, Cavazzo divenne Krasnodar, Trasaghis divenne Novorossijsk e cosi via. Tutti nomi che ricordavano i centri cosacchi più importanti o le loro stanitse (insediamenti) del Don, del Kuban e del Terek.

L'occupazione cosacca gravò inevitabilmente sulla popolazione locale, non solo per quanto riguardava l'alloggiamento di una cosi grande massa di uomini, ma anche per il loro sostentamento e dei loro animali: le migliaia di cavalli che si erano portati dietro dalla Russia esaurirono in poco tempo tutte le riserve di foraggio della regione.

Lo stesso Globocnick, comandante supremo delle SS e della Poliza nell'Adriatisches Küstenland, nel testo dell'accordo stilato per il trasferimento dei cosacchi in Carnia, non fu tenero con la popolazione italiana:

"I residenti nei villaggi italiani, considerati politicamente insopportabili, saranno allontanati dalle loro case, delle quali usufruiranno i cosacchi, in particolare quelli dell'Armata del Don. Nei villaggi destinati ai cosacchi del Kuban, Terek e Stavropol, i residenti non saranno allontanati dalle loro abitazioni, ma dovranno comunque far posto alle truppe occupanti.."

LOTTA AI RIBELLI

Su pressioni dell’alto Comando SS le forze cosacche in Italia dovettero essere riorganizzate, per tenere meglio sotto controllo i vari gruppi autonomi. Vennero costituite due divisioni di fanteria cosacca, la prima agli ordini del maggiore generale Silkin e la seconda agli ordini del maggiore generale Tarassenko. Entrambe le divisioni erano organizzate su due brigate: la prima divisione era integrata da uno squadrone di cavalleria ed uno di Polizia militare.

Restarono autonomi solo il 1° Reggimento di cavalleria cosacca del colonello Golubow, il gruppo “Convoy” di cavallerie cosacca del maggiore generale Wassiljew ed il distaccamento di polizia militare a cavallo del colonello Nasikow.

Nei primi mesi del 1945, le forze cosacche vennero spostate lungo i confini orientali per contrastare la minaccia delle forze partigiane slave: pattugliamenti, azioni di rastrellamento e imboscate, tennero impegnati costantemente i cosacchi che si scontrarono più volte con il nemico senza tuttavia riuscire ad annientarlo completamente. Le formazioni ribelli colpivano e si ritiravano velocemente evitando lo scontro frontale con le truppe tedesche e cosacche.

Nel febbraio del '45 giunse nella "Cossackia" anche il generale Krassnov, proveniente da Berlino, insieme a tutto il suo stato maggiore cosacco.

I combattimenti contro i ribelli durarono fino alla primavera del 1945 sempre caratterizzati da aspri scontri che videro tantissimi morti e feriti da entrambe le parti.

RITIRATA IN AUSTRIA

All'inizio di aprile del 1945, il generale Krassnov ebbe un colloquio con il generale Vlassov, l'ideatore dell'Armata Russa di liberazione, a Campoformido: la disperata situazione militare non lasciava più speranze per i cosacchi e le altre forze collaborazioniste. Entrambi sapevano benissimo che il destino delle loro truppe sarebbe stato diverso da quello delle unità tedesche: cadere nelle mani dei russi significava morte certa per cui bisognava continuare a combattere per sopravvivere e tentare di raggiungere le linee alleate. Decisero così di concentrare le loro forze in Austria, dove stavano per giungere le avanguardie inglesi e americane.

Verso la metà di aprile il generale Shkurò iniziò il trasferimento dei cosacchi in Austria. Il 29 aprile 1945 le forze tedesche in Italia si arresero: i cosacchi non obbedirono all'ordine. Vennero presi accordi con le locali formazioni partigiane per trattare la resa, ma solo per prendere tempo ed organizzare la ritirata.

Le formazioni partigiane non comuniste lasciarono che le unità tedesche si ritirassero, mentre altre preferirono attaccare il nemico in fuga spalleggiate dall'arrivo imminente delle formazioni alleate.

Il 2 maggio ad Ovaro, un villaggio sulla strada per l'Austria, alcune bande partigiane decisero di attaccare le colonne cosacche. Al mattino fecero saltare in aria a Chialina, un edificio che ospitava i cosacchi: morirono 42 cosacchi e altri 26 rimasero gravemente feriti.

Le formazioni cosacche si allertarono in tutta la zona cercando vendetta: i partigiani attaccarono Ovaro incontrando una forte resistenza da parte dei cosacchi.

Quando la notizia dell'attacco giunse al grosso delle colonne in ritirata, il generale Golubow formò un gruppo da combattimento e galoppò verso Ovaro: le formazioni partigiane furono costrette a ritirarsi lamentando gravi perdite.

Il 3 maggio i primi reparti cosacchi giunsero in Austria: si accamparono tra Linz e Oberdrauburg sulla riva sinistra del fiume Drava. Qui incontrarono altri reparti alleati dei tedeschi, cetnici, croati, sloveni e i resti dell'Armata tedesca del generale Lohr.

IL RIMPATRIO FORZATO

I cosacchi si arresero agli inglesi: questi in base agli accordi di Yalta, li consegnarono ai russi insieme con gli altri cosacchi di von Pannwitz. Molti cosacchi preferirono suicidarsi collettivamente con le famiglie, nelle acque del fiume Drava, piuttosto che cadere nelle mani dei russi. I generali e gran parte degli ufficiali furono impiccati o fucilati, gli altri furono trasferiti nei campi di concentramento sovietici in Siberia.

Solo pochi fortunati che riuscirono ad arrendersi alle unità americane, ebbero salva la vita. Il signor Churchill, a Yalta, aveva promesso a Stalin tutti i prigionieri russi in mano alleata, anche quelli che erano fuggiti in occidente dopo la rivoluzione comunista. Gli inglesi si piegarono ai voleri del tiranno comunista gli americani no.

Massimiliano Afiero

 

Bibliografia

Massimiliano Afiero, "I volontari stranieri di Hitler", Ritter editrice                                    

P. A. Carnier, "L'Armata cosacca in Italia", Mursia editrice

D. Littlejohn, "Foreign Legions of the Third Reich vol. 4", Bender Publishing

C.C.Jurado, K.Lyles, "Foreign volunteers of the Wermacht 1941-45", Osprey Publishing

 

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