LA CROCIATA CONTRO IL BOLSCEVISMO

Le legioni volontarie europee sul fronte dell'est

di Massimiliano Afiero

 

OPERAZIONE BARBAROSSA

All'alba di domenica 22 giugno 1941, le armate del Terzo Reich attaccarono l'Unione Sovietica: su un fronte che andava dal mar Baltico fino al mar Nero, milioni di soldati tedeschi irruppero nel territorio sovietico travolgendo tutto e tutti. Era iniziata la più grande invasione militare della storia. La notizia si estese in tutto il mondo, e tutti gli alleati della Germania si affrettarono a loro volta a dichiarare guerra all'Urss per prendere parte alla Crociata contro il bolscevismo. La propaganda tedesca si prodigò nel trasformare l'invasione in una vera e propria crociata che doveva opporre la civiltà europea alla barbarie sovietica. La guerra che era scoppiata all'est non interessava solo la Germania nazista, ma avrebbe dovuto coinvolgere tutto il continente europeo. Al di là delle considerazioni e delle interpretazioni personali, l'aggressione tedesca all'Urss fu però sostanzialmente la risposta di Hitler al piano sovietico di invasione dell'Europa. I fatti, non le parole, che sono costati all'Europa 50 anni di guerra fredda e ferree dittature militari ai fratelli europei dell'est, dicevano che Stalin proprio alla vigilia dell'attacco tedesco si preparava a sua volta ad invadere l'Europa.

 LA DIFESA DELL'EUROPA

Il patto Ribbentrop-Molotov stipulato nell'agosto 1939, aveva sì permesso alla Germania di invadere la Polonia con il placet sovietico, ma diede anche il via libera al dittatore sovietico di fagocitarsi una fetta del territorio polacco, la Carelia finlandese, le tre Repubbliche baltiche e due regioni della Romania, la Bucovina e la Bessarabia.

Le intenzioni di Stalin, le potenze occidentali avrebbero dovuto prevederle già dalla campagna di Polonia  quando con l'esercito polacco già sconfitto, l'armata rossa invase a sua volta la Polonia come un vero sciacallo. In nessun testo di storia attuale, si descrive questo atto come una vera pugnalata alle spalle di un paese ormai già sconfitto.

Dopo la Polonia, fu la volta della Finlandia, che venne aggredita dai russi con ingenti forze e che alla fine dovette cedere a Stalin, dopo un'epica guerra difensiva che mise in luce l'impreparazione militare dell'URSS, la Carelia ed alcuni porti sul mar Baltico. Approfittando poi della campagna tedesca all'ovest, il governo di Mosca si interessò alle tre repubbliche baltiche, Estonia, Lettonia e Lituania, che dopo pressioni politiche e militari dovettero accettare loro malgrado l'inclusione nell'URSS. Subito dopo la fine delle ostililità tra Francia e Germania, Stalin accarezzando l'antico sogno russo di un sbocco nel Bosforo e nei Dardanelli, pretese dalla Romania la restituzione di due regioni, la Bessarabia e la Bucovina, di cui però solo la prima era appartenuta all'impero zarista. A questo punto le forze dell'asse dovettero intervenire, prima pacificamente per evitare un conflitto, cedendo alle richieste di Stalin e convincendo il governo rumeno ad accordarsi con Mosca, e poi iniziando a spostare truppe sul fronte orientale, per mettere un freno alle velleità territoriali sovietiche. Nel settembre 1940, forze tedesche entrarono in Romania per proteggere il paese da altre ingerenze sovietiche.

La Marcia verso est

E' pur vero però, che l'idea di invadere l'Unione sovietica, Hitler l'aveva già espressa molti anni prima, tra le righe del suo Mein Kampf:

"Noi nazionalsocialisti riprendiamo le mosse da dove ci fermammo secoli fa; noi vogliamo arrestare il continuo movimento dei tedeschi verso il sud e l'ovest dell'Europa e volgiamo i nostri sguardi verso est…Quando oggi parliamo di un nuovo territorio in Europa, dobbiamo pensare in prima linea alla Russia e ai paesi limitrofi suoi vassalli. Se avessimo a disposizione gli Urali e le loro incalcolabili ricchezze in materie prime e le foreste della Siberia, se gli sterminati campi di grano dell'Ucraina appartenessero alla Germania, il nostro popolo navigherebbe nell'opulenza.."

Era la teoria del Lebensraum, dello spazio vitale. Forse Stalin, l'aveva letto il Mein Kampf, e quindi si preparava a parare il colpo. Ma il regime sovietico non agiva negli interessi dell'Europa, bensi per gli interessi di un solo uomo, che aveva preceduto Hitler nella creazione dei campi di concentramento (li aveva chiamati Gulag) e aveva sterminato intere popolazioni. Quando il tallone di Stalin iniziò a calpestare l'Europa, Hitler rispolverò il suo vecchio progetto e Il 18 dicembre 1940, firmò la direttiva numero 21, l'operazione Barbarossa, fissandone la data al 15 maggio 1941. L'aggravarsi della sitiazione nei balcani fece slittare la data di inizio delle operazioni di 4 settimane, durante le quali Stalin, sordo agli avvisi dei servizi segreti alleati, non si preoccupò affatto di prepararsi al peggio. Anzi, interpretò le notizie che gli giungevano dall’occidente, come il tentativo di mettere in disaccordo i governi russo e tedesco.

L'INVASIONE

Il piano di invasione tedesco si sviluppava in tre direzioni: a nord, il Gruppo d'armate del maresciallo von Leeb (29 divisioni di cui tre corazzate) doveva muoversi dalla Prussia orientale, superare gli stati baltici e puntare su Leningrado. Al centro, il Gruppo d'armate di von Bock (50 divisioni, di cui nove corazzate), partendo dalla Polonia, doveva aggirare da nord le paludi del Pripjet e puntare su Minsk e poi su Mosca. A sud il Gruppo d'armate di von Rundstedt (40 divisioni di cui cinque corazzate), doveva invadere l'Ucraina con il bacino del Donez, quindi il Caucaso con i suoi giacimenti petroliferi. L'obiettivo finale prevedeva la conquista di tutta la Russia europea da Arcangelo sul mar Bianco ad Astrakhan sul mar Caspio. Alle due ali dello schieramento tedesco del fronte d’attacco c’erano le forze satelliti: nell’estremo nord finlandese, in Carelia c’erano 16 divisioni finlandesi agli ordini del maresciallo Mannerheim, rinforzate da cinque divisioni tedesche. All’estremo sud del fronte, c’erano le forze rumene, ungheresi, slovacche e italiane: la Romania partecipava con la terza e la quarta armata messe a disposizione da Antonescu, per un totale di dodici divisioni di fanteria e dieci brigate di truppe da montagna, di cavalleria e di carri. L’Ungheria con un suo Corpo celere, costituito da 2 brigate motorizzate ed una brigata corazzata per un totale di circa 40.000 uomini e la Slovacchia con una Brigata leggera di 3.500 uomini ed un corpo d’armata di due divisioni di fanteria (circa 43.000 uomini). Il CSIR (il corpo di spedizione italiano in Russia) agli ordini del generale Messe, comprendeva le divisioni di fanteria Pasubio e Torino, la divisione celere Principe Amedeo d’Aosta e la Legione Camicie nere Tagliamento, per un totale di circa 62.000 uomini.

I finlandesi volevano riprendersi i territori perduti nel 1940 dopo l’aggressione sovietica. I rumeni rivendicavano le regioni della Bessarabia e della Bucovina che le erano state tolte dall’Urss nel giugno del 1940. Gli ungheresi erano desiderosi di espandersi ad est. L’Italia partecipava alla campagna di Russia, per motivi di prestigio e per contraccambiare l’alleato tedesco per l’aiuto militare  nei Balcani ed in Africa. Gli slovacchi ed i croati combattevano per mantenere la propria indipendenza nazionale, che solo la vittoria delle armi tedesche in Europa poteva garantire.

LE LEGIONI NAZIONALI

Dopo il coinvolgimento dei paesi alleati, la propaganda tedesca, nel progetto di internazionalizzare la guerra all’est, organizzò centri di reclutamento in tutta Europa. L'intento era quello di formare unità volontarie le cosidette FREIWILLIGEN LEGIONEN (Legioni di Volontari) da inviare sul fronte dell'est. L’uniforme e l’equipaggiamento sarebbero stati quelli tedeschi: il loro status di volontari europei sarebbe stato evidenziato da uno scudetto con i colori della propria bandiera nazionale ed il nome della nazione stessa da portare sul braccio della divisa. Inoltre sulla manica della divisa i volontari avrebbero portato una fascia con il nome della legione. Nei paesi di origine germanica (Danimarca, Fiandre, Norvegia e Olanda) l’organizzazione delle unità volontarie venne gestita dall’alto comando SS, mentre negli altri paesi (Vallonia, Francia, Croazia, Spagna) dalla Wermacht. La presunta superiorità della razza era ancora molto radicata nei tedeschi, ma di lì a qualche anno, i pregiudizi caddero e sotto le insegne delle Waffen SS vennero a trovarsi tutti i cittadini europei indistintamente. Il valore dimostrato dai volontari europei in combattimento, dimostrò ai tedeschi che non esisteva la razza superiore, ma esistevano solo degli uomini più o meno valorosi, più o meno coraggiosi. Nacque così la Waffen SS europea, che riunì nelle sue 38 divisioni, ucraini, croati, francesi, belgi, italiani, finlandesi, tutte le nazionalità europee ed anche indiani ed arabi.

I VOLONTARI GERMANI

Le legioni nazionali fiamminga, olandese e danese trassero origine da un reggimento SS il Nordwest. Creato con un Führerbefehl (ordine del Führer) del 3 aprile 1941, il Norwest era il terzo reggimento SS (dopo il Nordland ed il Westland) voluto da Himmler per accogliere volontari di origine germanica. I ranghi della nuova unità furono infatti aperti ai giovani danesi, olandesi e fiamminghi. Dopo un'intensa campagna di reclutamento la forza del reggimento arrivò a contare circa 2.500 unità: 1.400 olandesi, 805 fiamminghi e 108 danesi. L’addestramento dei volontari iniziò prima ad Amburgo (campo di Langenhorn) e poi a Radom in Polonia. Qui il reggimento venne diviso in due contingenti, uno olandese che venne trasferito a Cracovia ed uno fiammingo che rimase a Radom. I danesi fecero ritorno al campo di Langenhorn per essere integrati nella Legione Danese in fase di formazione. Con l’inizio della guerra all’est, il reggimento venne disciolto ed anche i volontari olandesi e fiamminghi vennero trasferiti nelle rispettive legioni nazionali che si stavano formando.

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