Il Corpo di spedizione italiano in Russia

di Massimiliano Afiero

 

OPERAZIONE BARBAROSSA

All'alba del 22 giugno 1941, le armate del Terzo Reich attaccarono l'Unione Sovietica. L'offensiva si sviluppava in tre direzioni: a nord, il Gruppo d'armate del maresciallo von Leeb (29 divisioni di cui tre corazzate) doveva muoversi dalla Prussia orientale, superare gli stati baltici e puntare su Leningrado. Al centro, il Gruppo d'armate di von Bock (50 divisioni, di cui nove corazzate), partendo dalla Polonia, doveva aggirare da nord le paludi del Pripjet e puntare su Minsk e poi su Mosca. A sud il Gruppo d'armate di von Rundstedt (40 divisioni di cui cinque corazzate), doveva invadere l'Ucraina con il bacino del Donez, quindi il Caucaso con i suoi giacimenti petroliferi. L'obiettivo finale prevedeva la conquista di tutta la Russia europea da Arcangelo sul mar Bianco ad Astrakhan sul mar Caspio. Alla crociata contro il bolscevismo parteciparono tutte le nazioni che avevano aderito al patto Tripartito affrettandosi a dichiarare a loro volta guerra all'Unione sovietica, prima fra tutte l'Italia fascista.

LA CROCIATA CONTRO IL BOLSCEVISMO

Alle due ali del fronte d’attacco tedesco c’erano le forze satelliti: nell’estremo nord finlandese, in Carelia c’erano 16 divisioni finlandesi agli ordini del maresciallo Mannerheim, rinforzate da cinque divisioni tedesche. All’estremo sud del fronte, c’erano le forze rumene, ungheresi, slovacche e italiane: la Romania partecipava con la terza e la quarta armata messe a disposizione da Antonescu, per un totale di dodici divisioni di fanteria e dieci brigate di truppe da montagna, di cavalleria e di carri. L’Ungheria con un suo Corpo celere, costituito da 2 brigate motorizzate ed una brigata corazzata per un totale di circa 40.000 uomini e la Slovacchia con una Brigata leggera di 3.500 uomini ed un corpo d’armata di due divisioni di fanteria (circa 43.000 uomini). I finlandesi volevano riprendersi i territori perduti nel 1940 dopo l’aggressione sovietica. I rumeni rivendicavano le regioni della Bessarabia e della Bucovina che le erano state tolte dall’Urss nel giugno del 1940. Gli ungheresi erano desiderosi di espandersi ad est. Gli slovacchi combattevano per mantenere la propria indipendenza nazionale, che solo la vittoria delle forze dell'asse in Europa poteva garantire.

GLI ITALIANI IN RUSSIA

Subito dopo la dichiarazione di guerra all'URSS (23 giugno) il duce Benito Mussolini si affrettò a proporre ad Hitler l'invio sul fronte dell'est di un corpo di spedizione italiano. Questo non solo per motivi di prestigio internazionale, ma soprattutto per continuare la collaborazione militare su tutti i fronti dopo l'intervento tedesco in Africa e nei Balcani. La risposta di Hitler giunse il 30 giugno:

"Accetto con gratitudine la vostra offerta generosa, Duce, di inviare un Corpo italiano ed aerei da caccia italiani sul fronte orientale".

Ancor prima della risposta di Berlino, erano stati già riuniti a Cremona i primi reparti del Corpo di spedizione, comprendente le seguenti unità:

la 9a divisione motorizzata Pasubio (agli ordini del generale Giovannelli)

la 52a divisione motorizzata Torino (generale Manzi poi generale Lerici)

la 3a divisione celere Principe Amedeo duca d'Aosta (generale Marazzani)

XXX° Raggruppamento di cavalleria

63a Legione Camicie Nere Tagliamento (console Nicolò Nicchiarelli)

61° Gruppo di aviazione Osservazione aerea

22° Gruppo di aviazione Caccia terrestre

(Comandante dell'unità aerea era il colonello Carlo Drago)

In totale 2.900 ufficiali, 58.800 uomini di truppa, 5.500 automezzi, 51 aerei da caccia, 22 aerei da ricognizione e 10 aerei da trasporto S81.

Come primo comandante del Csir fu designato il generale di Corpo d'Armata Francesco Zingales. Il Corpo di spedizione italiano venne destinato al Gruppo di Armate Sud nell'Ucraina meridionale. Le operazioni di trasferimento del Csir in Russia iniziarono il 10 luglio: durante il viaggio in treno, a Vienna il generale Zingales fu colto da malore e dovette essere ricoverato. Il comando del Csir passo così al generale Giovanni Messe. Dopo il trasporto ferroviario fino in Ungheria i nostri reparti dovettero proseguire con i propri mezzi per raggiungere la zona di radunata, nella Moldava rumena. Il comando dell'aviazione del Csir si costituì a Tudora il 29 luglio.

TRA IL DNIESTER E IL BUG

Arrivati in Ucraina i primi reparti, il Csir venne posto alle dipendenze dell'11a Armata tedesca del generale von Mackensen, schierata tra la 17a Armata tedesca e la 4a Armata rumena. Il comando del Csir si attestò a Botosani. Dopo aver attraversato il Dniester in più punti e aver stabilito diverse teste di ponte, i tedeschi stavano tentando di chiudere in una morsa le forze sovietiche attestate tra il Dniester e il Bug. In alcuni punti però i russi stavano opponendo una forte resistenza, e servivano nuove forze per alimentare l'offensiva. Alla fine di luglio, con il Csir ancora in fase di organizzazione, il generale von Mackensen richiese al generale Messe almeno una divisione da utilizzare subito in battaglia. Con l'ordine di operazioni numero 1, il generale Messe ordinò il trasferimento della Pasubio, rinforzata da una compagnia motociclisti, in zona di operazioni. Il movimento dei reparti, iniziato il 30 luglio, venne ostacolato dalle cattive condizioni del tempo; la pioggia abbondante aveva trasformato le già disastrate piste russe in enormi pantani. Il 31 luglio il generale von Mackensen richiese ai nostri comandi due gruppi di artiglieria per appoggiare l'offensiva del XXX° Corpo germanico e caldeggiò il rapido trasferimento sulla linea del fronte degli altri reparti del Csir. Il 6 agosto dopo aver combattuto contro il fango e la pioggia i reparti della Pasubio giunsero a Jampol; intanto il comando tattico del Csir venne trasferito a Olshanka.

LA BATTAGLIA DEI DUE FIUMI

La storiografia ufficiale usa questo nome per indicare la manovra effettuata dai tedeschi nell'agosto 1941 per annientare le forze sovietiche tra i fiumi Dniester e Bug, alla quale partecipò anche la nostra divisione Pasubio rinforzata dal 30° raggruppamento artiglieria e dalla 1a compagnia motociclisti. In particolare il compito della Pasubio era quello di raggiungere il Bug a nord di Voznessensk, procedere lungo la riva destra fino a Nikolajev e completare l'accerchiamento della testa di ponte russa. I reparti della Pasubio, combattendo ancora contro il maltempo e le piste disastrate giunsero il 10 agosto a Voznessensk, per procedere il giorno dopo verso sud. Un ennesimo violento temporale bloccò la marcia dei reparti, mentre l'avanguardia agli ordini del colonello Epifanio Chiaramonti (comprendente l'80° Reggimento di fanteria Roma, il 3° Gruppo dell'8° reggimento di artiglieria, la 1a compagnia motociclisti e altri reparti minori) riuscì a proseguire per altri 30 chilometri. All'altezza del villaggio di Pokrovskoje, gli elementi avanzanti della compagnia motociclisti rilevarono la presenza di reparti nemici. I sovietici tentarono di colpire le nostre colonne prima con l'artiglieria e poi con il fuoco delle mitragliatrici. Il colonello Epifanio fece avanzare subito il 3° Gruppo d'artiglieria agli ordini del maggiore Rossi, per rispondere al fuoco nemico ed appoggiare l'attacco dei fanti. Nei combattimenti che seguirono venne impegnato soprattutto il III° battaglione dell'80° reggimento La presenza di carri nemici fece temere il peggio, ma la pronta risposta delle nostre artiglierie costrinse il nemico a ritirarsi. Con l'arrivo degli altri reparti venne completato il rastrellamento della zona con il quale vennero catturati 38 prigionieri e diverso materiale bellico. Da parte nostra si lamentavano due morti e tre feriti. In questa giornata si registrò anche la prima medaglia al valor militare in terra di Russia, per il bersagliere Santino Alfredo Lutri. 

Il giorno dopo proseguendo ancora verso sud, i nostri motociclisti intercettarono altri reparti nemici nei pressi del villaggio di Jasnaja Poljana: questa volta ad essere impegnato severamente nei combattimenti fu il I° battaglione dell'80° Reggimento agli ordini del maggiore Moscardini. Dopo un violento scambio di fuoco di artiglieria e di mortai, il nemico minacciato di aggiramento preferì ancora una volta ritirarsi lasciando sul campo centinaia di caduti e  altrettanti prigionieri. Dagli interrogatori dei prigionieri si scoprì che di fronte alle nostre truppe era schierato il 469° reggimento di fanteria sovietico, rinforzato da numerosi mortai e tre batterie a cavallo. Dalle parole del colonello Chiaramonti: "La lotta quindi si è svolta a forze ed armi impari: un battaglione, una batteria ed una compagnia mortai da 81, contro un reggimento, tre batterie e chissà quanti mortai. L'avversario si è battuto con accanimento, e lo dimostrano le perdite. Ma i fanti della Pasubio non hanno mai avuto insegnato a contare l'avversario, fedeli al comandamento ricevuto: avanti ad ogni costo, nel nome di Roma, motto orgoglioso del mio 80°"

Il combattimento del 12 agosto ci era costato 15 caduti, di cui due ufficiali e 82 feriti. Il generale Schobert, comandante della 11a Armata tedesca inviò al generale Messe un messaggio in cui scrisse che la Pasubio aveva contribuito moltissimo alla vittoriosa azione della sua Armata.

PANZERGRUPPE VON KLEIST

Dal 14 agosto il Corpo di spedizione italiano venne trasferito alle dipendenze del Gruppo corazzato von Kleist, alfine di proteggerne il fianco sinistro nella sua avanzata verso il Dnieper e partecipare successivamente all'offensiva oltre il fiume. Il 15 agosto la divisione Pasubio, assegnata temporaneamente al 3° Corpo Germanico, si spostò sulla riva destra del Dnieper tra i villaggi di Topilovka e Kryukof, per dare il cambio alla divisione SS Wiking spostatasi più a sud. Le operazioni di trasferimento durarono tre giorni ostacolate dalle cattive condizioni del tempo e dalle incursione aeree nemiche. Dopo tre giorni di relativa calma, i reparti della Pasubio dovettero spostarsi ancora più a sud tra Koluskino e Verhniednieprovsk, avvicendandosi di nuovo con la Wiking. Nell'ordine del giorno del 21 agosto redatto dal comandante del  3° Corpo Germanico, il generale von Mackensen, venne riportato: "Il 3 Corpo corazzato è riuscito in questi ultimi giorni con aspri combattimenti di attacco e di difesa, a ricacciare un nemico numericamente superiore, da una zona assai estesa in una testa di ponte a sud-ovest di Dnjepropetrowsk…. Il presupposto per la rapida avanzata fu creato dalla divisione SS Wiking e dalla divisione italiana Pasubio, le quali, nonostante le non favorevoli condizioni di esercizio del comando, ed in parte anche dalla sfavorevole situazione del carburante, superarono con rapidità veramente rallegrante tutte le difficoltà."Sempre il 21 agosto i reparti aerei del Csir si trasferirono a Krivoj Rog, a protezione dei ponti e delle unità schierate sul Dnieper; nei giorni successivi anche gli altri reparti motorizzati della divisione Celere, il reggimento di artiglieria della divisione Torino e le unità autocarrate del Corpo raggiunsero il fiume.

LA VISITA DEL DUCE

Il 26 agosto, dopo essersi incontrato con Hitler a Rastenburg, Mussolini raggiunse via aerea Brest Litowsk. Il giorno dopo via treno il Duce ed il Führer raggiunsero il quartier generale del Gruppo armate Sud a Strychov nell'Ucraina meridionale. Il 28 agosto giunsero in aereo prima a Uman presso il comando del generale von Rundstedt e quindi a Tekusha dove il Duce si incontrò con il generale Messe e passò in rassegna tutti i reparti del Csir.

BATTAGLIA DI PETRIKOWKA

Il 3 settembre dopo aver superato i soliti problemi per la cronica mancanza di mezzi e di carburante, i reparti della Pasubio e della divisione Celere in prima linea e della Torino in seconda linea, giunsero al Dnieper affiancandosi alle unità avanzate del Panzergruppe Kleist. La Torino venne subito richiesta dal comando germanico per difendere l'area a sud di Dniepropetrovsk; più in generale il compito del Csir era quello di difendere la linea del fronte lungo il Dnieper tra la 17a armata tedesca ed il 3° Corpo del Panzergruppe von Kleist. 150 chilometri di fronte a sud-ovest di Dniepropetrovsk. La battaglia o manovra di Petrikovka costituisce un episodio importante della grande battaglia del Dnieper, combattuta con estrema durezza e sacrificio dai russi nel vano tentativo di arrestare sul fiume l'offensiva delle forze dell'asse: un estremo sforzo nell'immane sfacelo dell'armata rossa di Stalin. Il 15 settembre il Comando tedesco richiese al generale Messe, l'intervento della divisione Pasubio per proteggere il fianco destro della 17a Armata tedesca che avanzava nell'area tra Kobeljakj e Poltava. La Pasubio passò quindi temporaneamente alle dipendenze della 17a Armata tedesca, mentre le restanti unità del Csir andarono a costituire insieme con il 3° Corpo tedesco (comprendente le divisioni di fanteria 60a e 198a e la divisione SS Wiking) il Gruppo Mackensen, con l'obiettivo di difendere la linea del Dnieper tra la foce dell'Orel e quella della Mokraja Sura e consolidare la testa di ponte di Dniepropetrovsk. La divisione Torino, rinforzata dalla 63a Legione Camicie Nere Tagliamento del console Nicolò Nicchiarelli e dal 2° battaglione controcarro venne trasferita proprio nella testa di ponte di Dniepropetrovsk iniziando dal 21 il passaggio del fiume sotto il fuoco dell'artiglieria e dell'aviazione nemica. Più a nord la Pasubio oltrepassò il fiume nei pressi di Derijevka, mentre la Celere più a sud restava a difesa del Dnieper sulla riva sinistra. Con le forze così schierate, il generale Messe poteva finalmente impegnare l'interno Corpo in massa in una battaglia che avrebbe dovuto accerchiare le forze sovietiche e precludere loro ogni possibilità di ritirata. Nella serata del 22 settembre una forza comprendente i reparti della Pasubio, la 1a compagnia motociclisti, uno squadrone carri L della Celere ed il Kampfgruppe tedesco Abraham, venne impegnata nel costituire una testa di ponte nei pressi di Zaritcianka per facilitare il transito delle unità corazzate tedesche. L'operazione ebbe inizio all'alba del 23 settembre, e vide impegnati soprattutto i fanti del 79° reggimento Roma appoggiati dal fuoco di due gruppi d'artiglieria dell'8° reggimento. Malgrado i  russi opponessero una tenace resistenza, supportata anche dal fuoco dei loro cannoni e dagli attacchi dell'aviazione, prima ancora del tramonto vennero travolti e costretti alla fuga: la testa di ponte di Zaritcianka venne costituita lungo un'area di circa 10 chilometri. Ma con ci fu tempo per festeggiare la vittoria: i russi contrattaccarono per ben tre giorni dal 24 al 26 settembre, dando vita ad una serie di furiosi combattimenti all'arma bianca. Lo slancio offensivo nemico cozzò però contro l'orgogliosa tenacia e l’aggressività degli italo-tedeschi, che tennero bene le posizioni permettendo così il transito delle truppe corazzate germaniche oltre l'Orelj. Più a nord, contemporaneamente l'80° reggimento fanteria Roma venne impegnato con successo nella ricostituzione della testa di ponte di Voinovka, persa dai tedeschi qualche giorno prima. Anche a Voinovka, i nostri soldati dovettero difendersi poi dai continui contrattacchi sovietici, tutti respinti con successo e con altissime perdite nemiche. Dopo il consolidamento delle teste di ponte di Zaritcianka e Voinovka, le forze corazzate tedesche erano ormai pronte per effettuare la manovra di annientamento delle forze sovietiche oltre il Dnieper. Prima però bisognava eliminare le forze nemiche attestate contro la testa di ponte di Dniepropetrovsk per poter operare il congiungimento con le forze provenienti da nord. Il piano tedesco prevedeva un’azione congiunta del XIV° Corpo corazzato, che doveva puntare su Novomoskovsk, e del 3° Corpo che dalla testa di ponte di Dniepropetrovsk doveva puntare sullo stesso obiettivo per poi spingersi verso est lungo le rive del fiume Samara. Il Corpo di spedizione italiano a sua volta doveva chiudere in una morsa ed annientare le forze sovietiche attestate tra il Dnieper e l’Orelj, da nord-ovest con la Pasubio e da sud-est con la Torino; il villaggio di Petrikovka venne scelto come punto di congiungimento delle due divisioni. All’alba del 28 settembre, le unità di fanteria della divisione Torino, dopo una breve ma intensa preparazione di artiglieria, passarono all’offensiva dalla testa di ponte sul Dnieper, mentre le altre unità del 3° Corpo germanico si spinsero in direzione nord-est. Nonostante la tenace resistenza dei sovietici e la presenza di numerosi campi minati nel pomeriggio i nostri fanti raggiunsero la linea Obuskvskje-Gorianovskije, catturando migliaia di prigionieri ed un grande quantitativo di armi e materiali. Nei combattimenti si distinsero particolarmente i nostri soldati del genio, che lavorarono instancabilmente giorno e notte sotto il fuoco nemico, per riparare e costruire ponti di fortuna sul Dnieper  per il passaggio delle truppe. Visto l’andamento positivo delle operazioni, il generale Messe per il giorno 29 ordinò ai reparti della Torino di dividersi in due colonne ed avanzare fino all’area tra Kurilovka e Petrikovka; alla Pasubio di spostarsi dalla zona di Zaritcianka per congiungersi con i reparti della Torino per precludere ogni possibilità di ritirata ai russi; alla Celere di trasferire due battaglioni bersaglieri sulla sponda orientale del Dnieper per impegnarli nelle operazioni di rastrellamento. Il movimento delle truppe ebbe inizio all’alba del 29 settembre; la Torino, si divise come previsto in due colonne, una che avanzava da destra, comprendente due battaglioni dell’81° fanteria e dalla Legione Tagliamento, e l’altra da sinistra comprendente l’82° reggimento di fanteria.

La colonna di destra, avanzando verso Petrikovka venne a contatto con alcuni reparti russi in fuga, che però invece di arrendersi continuavano a combattere disperatamente. I nostri soldati riuscirono con valore a piegare questi ultimi focolai di resistenza, avviando verso le retrovie lunghe colonne di prigionieri russi. Nel tardo pomeriggio, il 3° battaglione dell’81° reggimento, dopo aver combattuto vittoriosamente contro altri reparti nemici, giunse a Petrikovka prendendo contatto con i fanti della Pasubio. La colonna di sinistra incontrò maggiori difficoltà, non solo per la maggiore presenza nemica ma anche per lo stato delle strade che rese difficile il transito dei mezzi motorizzati; tuttavia, alle ore 17 del 29, i reparti entrarono in Kurilovka congiungendosi con i bersaglieri del XXV° battaglione della divisione Celere. La nostra aviazione svolse un ruolo di fondamentale importanza, impedendo al nemico di conservare il dominio dei cieli, ed appoggiando il movimento offensivo delle nostre colonne. Nella serata del 29 settembre, arrivarono a Petrikovka anche gli altri reparti della Pasubio e i due battaglioni bersaglieri della divisione Celere. Il 30 settembre tutte le unità del Csir vennero impegnate in azioni di rastrellamento per eliminare le ultime sacche di resistenza nemica. Nelle nostre mani finirono circa 10.000 prigionieri oltre ad una grande quantità di materiali. Durante queste operazioni, il Corpo di spedizione italiano in Russia, lamentò la perdita di 291 uomini, di cui 87 morti, 196 feriti e 14 dispersi. Con la manovra di Petrikovka si concluse il primo ciclo operativo delle unità italiane sul fronte dell’est.

Bibliografia

AA.VV. "Le operazioni delle unità italiane al fronte russo (1941-43)", Stato Maggiore dell'Esercito.

AA.VV. "Operazione Barbarossa", Hobby & Work Italiana editrice

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