LA LEGIONE DEI VOLONTARI FRANCESI CONTRO IL BOLSCEVISMO

di

Massimiliano Afiero

Introduzione

Dopo l’armistizio franco-tedesco del 22 giugno 1940, il territorio francese era stata diviso in due: la Francia settentrionale con Parigi e tutta la fascia costiera atlantica era stata posta sotto l’occupazione militare tedesca. Nel resto del paese il maresciallo Pétain formò un governo con sede a Vichy autorizzato dai tedeschi. Il 10 luglio 1940 Pétain divenne ufficialmente capo dello stato francese di Vichy instaurando nel paese un regime autoritario. Il 24 ottobre 1940 nell'incontro con Hitler a Montoire, Pétain si rifiutò di far entrare la Francia in guerra al fianco della Germania. La crociata contro il bolscevismo tuttavia anche in Francia raccolse larghi consensi, soprattutto in seno ai partiti e ai movimenti di destra esistenti nel paese già prima della guerra.

La LVF

Il 7 luglio 1941, all’Hotel Majestic di Parigi i leader dei vari partiti  francesi di destra si incontrarono per discutere circa l’invasione tedesca della Russia e come la Francia avrebbe potuto parteciparvi. Venne costituito un comitato che votò all'unanimità la partecipazione militare francese al fianco dei tedeschi. Il giorno dopo i giornali di Parigi annunciarono la creazione della Lègion des Volontaires Français contre le bolscevisme (LVF), una formazione militare volontaria per partecipare alla lotta sul fronte dell’Est. La LVF ebbe dunque una genesi politica, dal momento che tutti i partiti della Francia occupata si adoperarono per la propaganda: il movimento sociale rivoluzionario (MSR) di Marcel Dèat; il partito popolare francese (PPF) di Jacques Doriot, il raggruppamento nazionale popolare (RNP) ed il partito francese collettivista. Doriot fu uno dei primi volontari della Legione. Nella Francia di Vichy, il reclutamento dei volontari venne affidato ad un Comitato D’Azione a Marsiglia organizzato da Simon Sabiani. Il 18 luglio 1941 il comitato della LVF organizzò al velodromo d’inverno di Parigi, la sua prima manifestazione alla quale parteciparono migliaia di persone. Gli arruolamenti veri e propri dei volontari iniziarono il 27 agosto, presso la caserma Borgnis-Desbordes a Versailles. All’entrata dell’edificio sventolava la bandiera francese; era la prima bandiera nazionale che sventolava dopo la firma dell’armistizio franco-tedesco del giugno 1940. Il primo giorno si presentarono quasi 1.700 volontari, di cui solo 800 riuscirono a superare le visite mediche dei pignoli medici tedeschi. Gli aspiranti legionari provenivano da tutte le categorie sociali: pompieri, postini, militi della Legione Straniera, poliziotti ancora con le loro divise. Tra essi anche Jean, conte di Mayol de Lupé, monsignore della curia romana ed amico intimo di Papa Pio XII. All’età di 68 anni, si arruolò nella LVF, per assicurare i conforti religiosi ai volontari francesi che andavano a combattere il bolscevismo ateo. Venne promosso per ordine speciale di Himmler, al grado di Leutenant (tenente). Monsignor de Lupè partecipò a tutte le battaglie della Legione sul fronte dell'est, rivelandosi alla fine uno dei maggiori artefici del passaggio dei volontari francesi nella Waffen SS. Alla fine della campagna arruolamenti, su 13.400 aspiranti che si presentarono in totale, solo 5.800 vennero accettati. Il 20 agosto il sessantenne colonello Roger Labonne, ufficiale dell’esercito francese e docente di Storia militare, venne nominato ufficialmente comandante della Legione. Il 27 agosto, in una cerimonia ufficiale, il primo ministro francese Pierre Laval consegnò ai legionari la bandiera da combattimento. Il 4 settembre 1941, il primo contingente di 828 volontari partì per i campo di addestramento di Debica in Polonia. All’inizio di ottobre con l’arrivo di altri volontari la forza complessiva dell’unità arrivò a contare 2.271 uomini, 181 ufficiali. All’unità francese venne assegnato inoltre un reparto tedesco di collegamento, composto da 35 membri tra ufficiali e sottufficiali. La legione venne denominata ufficialmente 638° Reggimento di fanteria rinforzato francese, (Verstarken 638° Infanterie Regiment Franzosische) organizzato su due battaglioni. Essendo inquadrati nella Wermacht i volontari francesi avrebbero indossato l’uniforme feldgrau con lo scudetto sul braccio con i colori francesi. Il 5 ottobre 1941 i volontari francesi prestarono giuramento di fedeltà a Hitler nella lotta contro il bolscevismo. Completato l’addestramento alla fine dello stesso mese, i volontari vennero trasferiti al fronte. Sbarcati a Smolensk all’inizio di novembre, il 638° reggimento francese venne aggregato alla 7a divisione di fanteria bavarese (agli ordini del tenente generale von Gablenz) assegnata alla 4a armata tedesca di von Kluge del Gruppo Armate del Centro.

VERSO MOSCA

Dal 22 novembre i due battaglioni della Lvf seguirono la 7a divisione bavarese per prendere parte all’offensiva tedesca su Mosca; malgrado le condizioni spaventose del tempo e la mancanza di rifornimenti adeguati le forze tedesche erano riuscite ad accerchiare la capitale sovietica. Erano state occupate le città di Kaluga, Mozajsk e Rzev. Per consentire alle due colonne corazzate (La 2° Armata Panzer di Guderian che avanzava da sud e il 3° e 4° Panzergruppe di Reinhardt e Hoepner da nord)  di chiudere la morsa su Mosca, la 4a Armata del generale Kluge ebbe l'ordine di attaccare frontalmente per attirare su di sé il maggior numero di forze nemiche. Il 1 dicembre 1941, mentre il 2° battaglione della Lvf restava di riserva nel villaggio di Arkangelsk, il generale von Gablenz ordinò al 1° battaglione di impadronirsi del villaggio di Djukowo, sull'omonimo lago e stabilirsi in difesa. Vennero inviate due compagnie per effettuare l'operazione, che si diressero verso il villaggio seguendo due piste diverse. La compagnia del tenente Dupont, dopo aver attraversato una fitta foresta innevata, si ritrovò in una radura dove venne accolta da un intenso fuoco di sbarramento nemico. La sezione mitraglieri venne falciata dal fuoco nemico prima che riuscisse a mettere in posizione le sue armi; il tenente Dupont fu uno dei primi a cadere; solo pochi superstiti riuscirono a trovare rifugio nella foresta e a sfuggire al fuoco nemico. L'altra compagnia, quella del tenente Jeunet, riuscì invece a raggiungere i sobborghi di Djukowo, attestandosi in posizione difensiva e rinunciando ad attaccare per il mancato arrivo dell'altra compagnia. I russi avendo notato la manovra di avvicinamento nemica, attaccarono le posizioni francesi: con una temperatura polare (40-60 gradi sottozero) i legionari francesi si batterono tenacemente sulle rive del lago Djukovo subendo notevoli perdite ma respingendo più volte gli assalti del nemico. Alla fine dei combattimenti delle due compagnie del 1° battaglione restavano solo una cinquantina di superstiti: un battesimo del fuoco veramente disastroso per i volontari francesi. A partire dal 2 dicembre 1941 i tedeschi effettuarono gli ultimi sforzi per conquistare Mosca: a nord della capitale la 2° Panzer Division del generale Veiel aveva raggiunto Krasnaja-Poliana a soli 33 chilometri dalla capitale sovietica. La 7a divisione con i resti della Legione tentò di aggirare l'accanita resistenza nemica a sud est di Naro-Forminsk combattendo contro i reparti sovietici attestati sulla riva orientale del fiume Nara. Con i panzer e le armi bloccate dal gelo e dalla neve l'offensiva tedesca si arrestò proprio mentre i russi, grazie ai rinforzi fatti affluire dalla Siberia, lanciarono una controffensiva lungo tutto il fronte. Il passaggio repentino dallo schieramento offensivo a quello di una disperata battaglia difensiva provocò il collasso dei collegamenti tra le varie unità; il fronte si trasformò in una serie di innumerevoli settori dove i singoli reparti continuarono a battersi isolati con gli automezzi fuori uso, le armi con gli otturatori e i meccanismi gelati e con gli uomini morti di freddo e tormentati dalla dissenteria. Il 5 dicembre l'artiglieria russa colpì in modo massiccio le posizioni del 2° battaglione ad Arkangelsk facendo molte vittime tra i volontari che già lamentavano perdite per congelamento e febbre. Il 7 dicembre i russi attaccarono il settore con i carri e la fanteria, ma i volontari francesi riuscirono dopo furiosi corpo a corpo a respingerli; all'alba del giorno dopo i russi tornarono all'attacco ma vennero ancora respinti. I francesi si difesero accanitamente per tutta la giornata malgrado le alti perdite. Il 9 dicembre un reggimento della 7a divisione bavarese venne a rilevare gli esausti francesi:; i superstiti della Legione vennero ritirati a Viazma seguendo il ripiegamento delle forze germaniche sul fronte di Mosca. Dopo la controffensiva invernale russa, del migliaio di volontari della Legione francese non rimanevano che 565 superstiti, contando anche i rinforzi venuti da Debica (circa 220 uomini); il secondo battaglione non esisteva più. La legione fu ritirata dal fronte e molti volontari furono rimpatriati con varie motivazioni, alcuni anche per scarsa capacità combattiva. In realtà i volontari erano stati poco addestrati alla durezza dei combattimenti sul fronte dell’est e male equipaggiati per le condizioni climatiche impossibili dell’inverno russo.

GUERRA PARTIGIANA

A dicembre un altro contingente di 1.400 volontari francesi era giunto al campo di Debica, con i quali venne avviata subito la formazione di un terzo battaglione: tra i nuovi volontari anche 200 uomini di colore, in parte di origine nord-africana. All’inizio del 1942 la Legione si ritrovò dunque ritirata dalla prima linea e da quel momento i volontari francesi furono utilizzati esclusivamente nella lotta anti-partigiana dietro le linee tedesche. Il 1° battaglione, agli ordini del maggiore Lacroix venne diviso in gruppi di combattimento aggregati ai vari battaglioni di sicurezza tedeschi impegnati in compiti di sicurezza nelle retrovie nelle paludi e nelle foreste della Bielorussia. Nel marzo 1942, il colonello Labonne venne rimosso dal comando della Legione, perché ritenuto poco efficace e determinato nella conduzione delle operazioni militari. All'inizio di aprile arrivò in Bielorussia dopo l'addestramento, anche il 3° battaglione, agli ordini del tenente colonello Ducroq; il battaglione era formato dalla 9a, 10a e 11a compagnia. Quest'ultima era agli ordini del capitano Demessine, uno dei più valorosi combattenti della Lvf. Il nuovo battaglione venne messo a disposizione dell 44° reggimento di fanteria tedesco del colonello Rüling. Il reggimento dipendeva dalla 221a divisione di sicurezza del generale Pflugbeil. Il 15 maggio 1942 le compagnie del 3° battaglione vennero trasferite via treno a Potchinok, a 60 chilometri a sud-ovest di Smolensk. Da li i reparti di Ducroq presero la pista per Alexandrowka. I francesi dopo una marcia estenuante si attestarono in vari villaggi in posizione difensiva. L’11a compagnia agli ordini del capitano Cousin si insediò a Pavlova, mentre la 10a agli ordini del capitano Dewitte di fronte al villaggio di Galaschino e la 9a su una collina vicino allo stesso villaggio. Il battaglione doveva tenere un fronte di quattro chilometri con meno di 500 legionari. Gli uomini erano però dotati di adeguato armamento pesante comprendente oltre a mitragliatrici pesanti anche mortai da 80mm e pezzi anticarro da 37mm. Inoltre dal comando germanico era stata messa a disposizione una batteria dell’artiglieria divisionale da 150mm, una squadriglia di Stukas di base a Potchinok e un gruppo di carri Pzkpw III. Il battesimo del fuoco toccò all'11a compagnia dislocata a Pavlova: il 1 giugno i russi attaccarono il villaggio ma resisi conto della potenza di fuoco dei difensori si ritirarono repentinamente.

Il 3 giugno il colonello Rüling ordinò alle tre compagnie francesi di passare all'offensiva: bisognava stanare le bande partigiane nella Valle del Volost. All’alba gli uomini si misero in marcia, venendo subito a contatto con le pattuglie nemiche; uno dei primi a cadere fu il legionario Sabiani, figlio del responsabile del PPF della regione di Marsiglia. Nell'avanzare lungo la strada verso il villaggio di Koriaki, le tre compagnie si ritrovarono quasi circondate dalle forze partigiane a tal punto che fu necessario richiedere l’intervento delle unità tedesche di appoggio. La 10a compagnia, caduta in un'imboscata, pur sotto il fuoco nemico riuscì ad avanzare caricando alla baionetta e riuscendo ad evitare l'annientamento. La 9a fu meno fortunata: da quando si era mossa da Galashino si era ritrovata sotto il fuoco nemico, e quindi rimase praticamente bloccata sulle posizioni di partenza. Particolarmente critica era anche la situazione della compagnia Demessine, rimasta bloccata all’interno di una conca sotto il fuoco incessante dei sovietici a poche centinaia di metri da Koriaki. Arrivò anche Monsignor de Lupé, desideroso di partecipare attivamente all'azione contro il villaggio; malgrado i suoi 70 anni, de Lupè aveva ancora un fisico prestante quasi da quarantenne. Solo quando l’artiglieria divisionale tedesca iniziò a colpire il villaggio, i francesi poterono piazzare il loro armamento pesante e i pezzi anticarro; di lì a poco infatti i russi si lanciarono all'assalto delle posizioni francesi, ma vennero respinti da un potente fuoco di sbarramento. Demessine via radio avvertì il comando divisionale che l'assalto a Koriaki era ormai impossibile, le forze sovietiche installate nel villaggio erano troppo numerose e ben armate. Il comando germanico per tutta risposta inviò in appoggio alla compagnia Demessine un gruppo di cinque Stukas che misero a ferro a fuoco il villaggio, facendo saltare le isbe e i loro occupanti. Con il villaggio totalmente in fiamme, i francesi tentarono di avanzare, ma vennero accolti a loro volta da un fitto fuoco di sbarramento. Le posizioni russe, malgrado il bombardamento aereo, erano ancora ben fortificate. Demessine si vide costretto ad ordinare la ritirata: la compagnia lamentava 16 caduti e circa 40 feriti. Anche le altre due compagnie non erano riuscite a portare a termine i compiti assegnati, trovandosi a combattere sempre sulla difensiva. La battaglia del Volost era stata persa. Il colonello Rüling nel suo rapporto all’OKH si lamentò del comportamento dei francesi, accusati di essere avanzati in un territorio infestato dalle bande partigiane senza le dovute precauzioni: “il 3° battaglione della LVF, truppa coraggiosa ma indisciplinata”. Il colonello Ducroq venne rimosso dal comando per imperizia; al suo posto venne nominato il maggiore Pannè. L’8 giugno l’offensiva nella valle del Volost riprese: le compagnie francesi mossero da Pavlova e Galaschino senza incontrare resistenza. I partigiani si erano ritirati verso est. All’inizio di giugno il 1° battaglione venne aggregato alla 286a divisione di sicurezza tedesca del tenente generale Müller impegnato in operazioni di rastrellamento intorno all’area di Smolensk. Il 3° battaglione invece venne schierato lungo la Desna, un piccolo affluente del Dnieper a sud-ovest di Briansk. Dopo aver pacificato il settore di Baltunino, le tre compagnie vennero ritirate per un periodo di riposo a Gomel: dal 28 giugno al 6 luglio restarono a far vita da caserma. Il 6 luglio i tedeschi lanciarono le operazioni “VIEREK” (quadrato) e “EULE” (civetta) nell’area a nord di Gomel, una regione infestata dai partigiani. Il 3° battaglione venne trasportato con autocarri fino a Krasnopolje e da lì proseguirono a piedi: fino al 28 agosto i francesi rastrellarono minuziosamente l’area, percorrendo più di 600 chilometri.

LA LEGIONE TRICOLORE

Intanto in Francia, in occasione del 1° anniversario dell’attacco tedesco alla Russia, il governo di Vichy decise di creare una propria legione nazionale da inviare sul fronte russo per sostituire la Lvf considerata un’unità troppo tedesca. Alla legione fu dato il nome di Légion Tricolore, ed il comando fu affidato al colonello Edgar Puaud, ufficiale superiore della Legione Straniera. Il 12 luglio 1942, Joseph Darnand, ispettore generale delle truppe francesi di Vichy, annunciò ufficialmente che la Legione Tricolore avrebbe combattuto al fianco dell’asse in Europa ed in Africa. A differenza della Lvf, i membri avrebbero indossato uniformi francesi e non tedesche. Il 28 agosto venne organizzata a Vichy una grande cerimonia per ufficializzare la nascita della Legione Tricolore alla presenza dell’ammiraglio Darlan e Otto Abetz, ambasciatore tedesco in Francia. Alla fine del 1942 dopo lo sbarco americano in Nord Africa e l’invasione italo-tedesca del territorio di Vichy, le autorità germaniche sciolsero questa formazione ed i suoi effettivi per la maggior parte andarono ad ingrossare le file della LVF, compreso lo stesso comandante Puaud.

AGGUATI E IMBOSCATE

Il 1° battaglione della Legione si era insediato fin dal mese di luglio 1942 lungo il corso della Beresina, mentre il 3° venne impegnato nel controllo del tratto di ferrovia, che univa Unescha con Orsha, passando per i villaggi di Kritchev, Kommunary, Belinovici e Klimovici. Le operazioni di rastrellamento durarono senza novità di rilievo fino a novembre. All'inizio di settembre invece il 1° battaglione prese parte all'operazione detta "del lago" nella regione di Smolensk in collegamento con la 10a divisione di sicurezza e altre unità della Wermacht e della Polizia SS. Vennero accerchiati in una sacca circa 5.000 partigiani, grazie anche all'impegno dei volontari francesi, che tra l'altro lamentarono solo pochi feriti. Finita l'operazione i reparti del 1° battaglione si attestarono nell'area intorno a Borissov a nord-ovest di Minsk; il posto di comando del battaglione a Smorki, mentre le compagnie a Denisovici, Vidriza e Ucholoda. Gli uomini continuarono ad essere impegnati in operazioni di pattugliamento e rastrellamento per proteggere le vie di comunicazione dagli attacchi partigiani. Vennero organizzati vari presidi nei villaggi della zona, collegati tra loro da pattuglie mobili che si spostavano continuamente da un punto all'altro. Il 4 ottobre 1942 una di queste pattuglie, 20 uomini guidati dal sergente maggiore Marchandeau effettuò un collegamento tra la 1a compagnia insediata a Denisovici e la 2a a Vidriza, per la consegna della posta e dei rifornimenti ai vari punti di appoggio intermedi. Durante il tragitto, la colonna cadde in un'imboscata dei partigiani, all'altezza della frazione di Kalinin: colti di sopresa e sommersi dal fuoco nemico i legionari finirono tutti massacrati senza avere il tempo di reagire e difendersi. Il legionario Bourre, con il corpo pieno di schegge provocate da una granata scoppiata a pochi metri, riuscì a trovare la forza di smontare l'otturatore del suo fucile e di sotterrarlo alfine di rendere l'arma inutilizzabile. Un'altra colonna francese partita dalla direzione opposta per congiungersi con quella di Marchandeau, quando raggiunse il luogo dell'agguato trovò 18 cadaveri nudi e orrendamente mutilati: nasi tagliati, mascelle tagliate a colpi di scure per il recupero delle protesi dentarie d'oro, corpi privati degli organi sessuali. La bestialità sovietica superava quella nazista e i legionari francesi lo impararono presto a loro spese. Il legionario Bourre ed il caporalmaggiore Trinchard erano miracolosamente scampati all'eccidio, malgrado fossero gravemente feriti. Erano riusciti a nascondersi dietro dei cespugli, lontano dalla vista dei partigiani. Trinchard spirò al posto di soccorso, Bourre invece sopravvisse perdendo però una gamba: per il suo gesto eroico nell'aver evitato la caduta della sua arma intatta nelle mani del nemico la Wermacht gli concesse la croce di ferro di seconda classe. I collegamenti tra i vari punti di appoggio continuarono ma vennero contemporaneamente intensificati i rastrellamenti in tutta l'area per scovare le bande partigiane: l'eccidio di Kalinin andava vendicato. All'inizio del 1943, il 3° battaglione venne impegnato in azioni di rastrellamento e pattugliamento nella foresta della Mamajevka, agli ordini del capitano Madec; all'inizio di febbraio il battaglione venne trasferito lungo il corso della Desna partecipando alla controffensiva tedesca nel settore di Kursk contro le forze sovietiche. Tra Orel e Kursk c'era stata una penetrazione russa in un settore dove le forze tedesche erano quasi assenti. Il  3° battaglione della Lvf passò alle dipendenze della 2a Armata corazzata tedesca per tamponare la falla. Bisognava fermare a tutti i costi i russi lungo la Desna: il comando del battaglione francese si installò a Ostraya Louka insieme all'11a compagnia; la 9a si installò sulla sinistra nel villaggio di Gvinelo in collegamento con un'unità ungherese mentre la 10a a Dolsk in collegamento con un Ostbataillone di Kirghisi. I russi sull'altra riva della Desna si erano solidamente fortificati ma non davano segno di voler attaccare. Vennero effuate dai francesi delle sortite di pattuglie per saggiare la forza avversaria, ma finirono sempre in un nulla di fatto. I russi facevano altrettanto inviando pattuglie in avanscoperta durante la notte contro le difese francesi, sparavano qualche raffica e poi ritornavano nelle loro linee. Solo quando intervennero in massa le formazioni corazzate tedesche della 2a Armata corazzata si riuscirono a chiudere in una sacca le forze sovietiche al di là della Desna: intervenne poi la fanteria compresi i francesi per annientare gli ultimi focolai di resistenza nemici. Dall'inizio di giugno 1943, i due battaglioni della Lvf ritornano ad operare nello stesso settore, controllando l'area compresa tra Borissov e Tolocin a nord, la strada Tolocin-Krugloje-Moghilev ad est, il corso della Beresina fino a Murovo ad ovest. Il 1° battaglione si attestò nella parte ovest del settore, il 3° nella parte est; il maggiore Pannè stabilì il suo posto di comando a Krugloje. Dovendo fronteggiare le forze partigiane in continuo movimento, la Legione suddivise le sue forze tra i vari villaggi stabilendo come sempre continue azioni di collegamento e pattugliamento. In questo periodo i due battaglioni della Lvf, dipendevano operativamente dalla 186a divisione di sicurezza del generale Oschmann. La 10a compagnia del 3° battaglione, agli ordini del capitano Dewitte fu particolarmente impegnata in durissimi scontri. In tutta l'area lungo il corso della Beresina, i partigiani raddoppiarono il loro sforzi per opporsi all'insediamento dei posti di sorveglianza dei legionari francesi. Il 5 luglio 1943 i tedeschi lanciarono l'operazione Zitadelle, per annientare le forze sovietiche nel saliente di Kursk. Le forze partigiane sovietiche vennero mobilitate per "disturbare" le retrovie tedesche. La Legione francese dovette intensificare le sue azioni di rastrellamento per la salvaguardia delle linee di comunicazione attaccate dai ribelli. Il 18 luglio, una sezione della Compagnia Dewitte fu attaccata nel villaggio di Kolbovo; per dodici ore i francesi si opposero tenacemente ai continui assalti dei partigiani costringendoli a ritirarsi. Da parte francese si registrarono cinque caduti. Il 1 agosto i partigiani attaccarono in forze Dubovoje, ma vennero prontamente respinti dai francesi che lamentarono nell'occasione la perdita di 20 uomini tra caduti e feriti. Nella notte tra il 7 e l'8 agosto, l'11a compagnia del 3° battaglione venne attaccata al posto di sorveglianza di Orechovka; seguirono furiosi combattimenti, che videro i francesi prima difendersi brillantemente e poi contrattaccare i russi costretti a ripiegare. Le altissime perdite della Legione vennero compensate con l'arrivo in agosto di un nuovo secondo battaglione e così  la Legione potè essere riportata alla forza di un vero reggimento di fanteria: i tre battaglioni furono riorganizzati e posti agli ordini del colonello Edgar Puaud.

FRONTE DELLA BERESINA

All'inizio di ottobre i tedeschi lanciarono una serie di attacchi nell'area ad est della Beresina, contro le forze partigiane: alle operazioni parteciparono anche i reparti del 3° battaglione della Lvf, che vennero impegnati nella manovra di accerchiamento delle forze nemiche. Durante l'operazione vennero catturati centinaia di ribelli e distrutti numerosi loro accampamenti. All'inizio di novembre il 1° battaglione, agli ordini del nuovo comandante, il capitano Bridoux, figlio del ministro della guerra del governo di Vichy, partecipò alla conquista del villaggio di Kononovici, caduto in mano ai partigiani. Il 27 gennaio la Lvf partecipò ad una grande offensiva, nella foresta di Somry, dove secondo il comando germanico erano nascosti circa 6.000 partigiani; grazie ad un campo di aviazione costruito a sud-ovest di Saoserje, i ribelli riuscivano a ricevere armi e rifornimenti dall'Armata Rossa. Tra di loro inoltre c'erano anche molti soldati dell'esercito regolare russo, paracadutati dall'aviazione sovietica. Per la prima volta nella sua storia, la Legione venne impiegata in una stessa operazione al completo, con tutti e tre i suoi battaglioni. Il 1° agli ordini del capitano Bridoux, il 2° del capitano Berthet ed il 3° agli ordini del capitano Guirard. I tedeschi impegnarono nell'operazione diversi battaglioni della Wermacht, e alcuni Ostbataillonen, i battaglioni di volontari russi anti-comunisti. Il 30 gennaio reparti del 3° battaglione attaccarono il villaggio di Kosel, difeso dai partigiani. Il capitano Orzière deciso di conquistarlo alla baionetta, senza aspettare l'appoggio del fuoco dei mortai. La sua compagnia si lanciò all'assalto sulle slitte trainate dai cavalli, appoggiata sulla sinistra da altri reparti del 3° battaglione e sulla destra da reparti del 1°. Appena arrivati alle prime isbe gli uomini scesero dalle slitte, trincerandosi come potevano nella neve. Dal villaggio iniziò ad arrivare un fitto fuoco di sbarramento nemico. Orzière a questo punto fece intervenire la sezione mortai del maresciallo Kedru, mentre dalle retrovie i tedeschi iniziarono a martellare le posizioni sovietiche con i cannoni da 150 messi in batteria a Scepelevici. Le isbe del villaggio presero fuoco costringendo i russi ad uscire allo scoperto: le mitragliatrici francesi ben appostate sterminarono i fuggiaschi. Dalle ultime isbe non ancora in fiamme, partì una disperata controffensiva sovietica che si infranse contro il muro di fuoco dei legionari di Orzière. Le operazioni di rastrellamento nella foresta di Somry e nei suoi dintorni continuarono per quindici giorni; dopo Kosel vennero conquistati i villaggi di Saoserje e Gorenka. Vennero fatti un migliaio di prigionieri, anche se il grosso delle forze partigiane riuscì ad evitare la cattura e l'annientamento.

OPERAZIONE MAROCCO

Approfittando del momentaneo arretramento del grosso delle forze partigiane verso est, i tedeschi allestirono subito una nuova operazione, concordata e progettata con la collaborazione del comandante Puaud, alla quale proprio in suo onore venne dato il nome in codice di "Operazione Marocco". L'idea era quella di aggirare le posizioni nemiche in fase di ripiegamento e chiuderle in una sacca, annientandole. Bisognava però battere il nemico sul tempo, prima che potesse riorganizzare le sue file. Il 15 febbraio, le unità della Lvf vennero caricate su autocarri e trasferite lungo la strada Bobruisk-Moghilev. All'altezza del villaggio di Cecerici, i reparti francesi operarono una conversione di 90° gradi verso sud-est nella loro direzione di marcia, ritrovandosi proprio alle spalle del nemico. Il 16 febbario, i legionari iniziarono a marciare verso ovest, scontrandosi con numerose pattuglie nemiche ed attaccando numerosi campi sovietici; colti di sorpresa e presi tra due fuochi i russi ebbero sempre la peggio, arrendendosi o finendo annientati dagli agguerriti francesi, che invece lamentarono pochissime perdite. Ancora una volta però, il successo non fu totale: il grosso delle forze nemiche riuscì a sfuggire malgrado la manovra avvolgente. Il bollettino dell'OKW si espresse malgrado tutto positivamente, riportando che durante l'operazione Marocco erano stati distrutti 41 campi partigiani, 1.000 fortini, erano stati abbattuti circa 1.200 partigiani e catturati circa 1.400.

NUOVI VOLONTARI

Nell'aprile 1944 il comandante Puaud si recò in Francia per partecipare ad una campagna di reclutamento per la Lvf. Insieme a lui c'erano anche Monsignor de Lupè e Jacques Doriot. Il 21 aprile al Vélodrome d'Hiver di Parigi Puaud si rivolse alla platea auspicando un'adesione in massa della gioventù francese alla lotta contro il bolscevismo; la Lvf poteva rappresentare la rinascita di un nuovo esercito francese. Il comandante Puaud fece ritorno in Russia a metà maggio, portando con sé gli effettivi di una compagnia, la 13a, con la quale venne avviata la formazione del 4° battaglione della Lvf. Nella compagnia erano stati arruolati anche molti volontari russi anti-comunisti. La guerra continuava inesorabile. L'11 giugno venne inviata una colonna in perlustrazione tra Novo Polessy e Krutchka, una zona dove erano stati segnalati concentramenti e movimenti di forze nemiche. La colonna agli ordini del capitano Marty, comprendeva due sezioni della 3a compagnia del 1° battaglione agli ordini del tenente Rigide ed un plotone di cavalieri agli ordini del maresciallo maggiore Gabin, per un totale di circa 130 uomini. Nella colonna Marty c'era anche il maggiore Bridoux che doveva far ritorno al suo posto di comando di Sokolovici. Per coprire il movimento della colonna, Puaud inviò un distaccamento della compagnia reggimentale, circa 60 uomini, agli ordini del capitano Guiraud, con il compito di portarsi a nord di Krutchka prima che Marty giungesse con i suoi. Dopo una partenza tranquilla, le staffette francesi notarono dei movimenti sospetti in direzione di Krutchka; il capitano Marty fece cambiare strada ai suoi uomini, abbandonando la strada principale e facendoli marciare lungo i margini del bosco. Arrivati nel punto di incontro con la colonna del capitano Guiraud nei pressi di Krutchka, invece di trovare i loro camerati si ritrovarono sotto il fuoco nemico, mentre attraversavano un ruscello. "Portate i carri nel bosco al coperto" gridò il capitano Marty; il fuoco dei russi venne concentrato nel punto del guado del corso d'acqua, passaggio obbligato per i legionari; i partigiani sparavano con le mitragliatrici e i mortai. I francesi riuscirono a piazzare le loro mitragliatrici e iniziarono a rispondere al fuoco nemico. Caddero in molti, e solo pochi riuscirono a trovare subito un riparo; il maggiore Bridoux considerando la superiorità delle forze nemiche, e trovandosi di fronte non solo partigiani ma anche paracadutisti dell'Armata Rossa, ordinò agli uomini di ripiegare. Lo sganciamento andava però fatto a piccoli gruppi attraverso la boscaglia, mentre gli altri dovevano continuare a sparare. Dopo il fuoco di sbarramento, i russi attaccarono in massa; i francesi si difesero andando a loro volta all'assalto con la baionetta. "Viva la Legione" urlò il tenente Rigide, lanciando i suoi uomini all'attacco. Le grida e l'impeto dei francesi spaventarono a tal modo i russi, che preferirono ritirarsi piuttosto che impegnarsi in un combattimento corpo a corpo con dei pazzi furiosi. Approfittando del temporaneo ripiegamento nemico, Bridoux e altri legionari riuscirono a raggiungere Novo Plessy dando l'allarme via radio al comando del reggimento. Puaud, avvertì il comando divisionale tedesco a Krupka chiedendo l'invio immediato di mezzi corazzati. Intanto era stata scoperta la fine del distaccamento Guiraud: alle 8 del mattino era caduto in un'imboscata nemica ed era stato annientato. Quando il tenente Rigide ed il maresciallo maggiore Gabin arrivarono sul posto dell'agguato trovarono solo un cumulo di cadaveri in fondo ad una scarpata. Alle 13, arrivarono finalmente i rinforzi da Krupka (due autocarri equipaggiati con mitragliatrici binate oltre ad una compagnia tedesca) che fecero ritirare i sovietici definitivamente. Nei boschi di Krutchka la Legione francese aveva perso più di 100 uomini, tra morti e dispersi.

BOBR

Il 22 giugno 1944, quarto anniversario dell'inizio dell'Operazione Barbarossa (Stalin scelse la data appositamente), venne lanciata l'offensiva generale russa contro il Gruppo di Armate del Centro. Tre fronti sovietici, il 1°, il 2° ed il 3° Bielorusso attaccarono il Gruppo Armate centrali. Contemporaneamente le forze partigiane alle spalle delle linee tedesche intensificarono la loro attività nel tentativo di interrompere tutte le vie di comunicazione: migliaia di esplosioni fecero saltare le linee ferroviarie e i ponti principali dal Dnieper fino ad ovest di Minsk. Il feldmaresciallo Busch difendeva settecento chilometri di fronte con tre Armate, comprendenti in totale 34 divisioni. Orscha cadde dopo una resistenza di sei mesi, sotto l'assalto dei mezzi corazzati del generale Zakharov; a sud di Moghilev, il maresciallo Rokossovsky lanciò le sue forze corazzate verso Bobruisk. Nelle retrovie tedesche confusione e ripiegamenti. I reparti della Legione francese superarono il fiume Bobr, seguendo la ritirata delle forze tedesche; poi dovettero fare dietrofront. Il comandante Puaud aveva ricevuto l'ordine di riportare i suoi legionari in prima linea: La Lvf doveva difendere il settore di Bobr, per coprire la ritirata degli altri reparti. L'organizzazione Todt aveva già costruito per i francesi appositi trinceramenti lungo l'autostrada Minsk-Mosca, da dove sicuramente sarebbero passati i carri sovietici. Venne formato un Kampfgruppe (Gruppo da combattimento) agli ordini del maggiore Bridoux, comprendente le tre compagnie del 1° battaglione, due compagnie del 3°, la 13a compagnia del 4° e l'unità Pak: in tutto 600 uomini. Con loro anche l'ufficiale di collegamento tedesco della legione, il colonello von Spee. Arrivati al villaggio di Bobr, i francesi presero posizione davanti al ponte dell'autostrada sull'omonimo fiume: la compagnia Rigide piazzò le sue mitragliatrici e i mortai nel cimitero, tra le tombe. La 2a si insediò nelle trincee che arrivavano fino all'autostrada con il gruppo mortai pesanti. L'artiglieria anticarro si attestò a destra della strada per Bobr. La posizione difensiva francese era eccellente, trovandosi sopraelevata rispetto all'area di avanzata del nemico. Il colonello von Spee riuscì a recuperare quattro carri Tigre: due presero posizione ai margini del bosco, mimetizzandosi opportunamente, mentre gli altri due si piazzarono ai lati dell'autostrada. I loro cannoni da 88mm avrebbero dato una mano agli scarsi pezzi anticarro da 37mm in dotazione ai francesi. Il 24 i russi attaccarono le posizioni tenute dai francesi: iniziarono ad arrivare prima i carri che a metà strada si fermarono aspettando l'arrivo della fanteria di appoggio. Puaud arrivò in mezzo ai suoi uomini in prima linea urlando: "dobbiamo tenere il più a lungo possibile". I quattro carri Tigre con il loro fuoco preciso e potente distrussero uno ad uno i carri sovietici. I mortai e le mitragliatrici francesi si occuparono invece della fanteria sovietica, messa subito in fuga. All'alba del 26 giugno l'artiglieria sovietica iniziò a martellare le posizioni franco-tedesche: al posto di soccorso del dottor Métrais iniziarono ad arrivare i primi feriti con i corpi dilaniati dalle esplosioni. Le perdite aumentarono sensibilmente quando i russi iniziarono a sparare con i lanciarazzi katiuscia. La fanteria sovietica attaccò subito dopo il villaggio di Bobr: i primi ad essere investiti furono i legionari della compagnia Rigide nel cimitero. Guidati dal loro comandante i francesi riuscirono a ricacciare i russi dopo furiosi combattimenti, durante i quali lo stesso Rigide restò gravemente ferito alla testa; il tenente de Fenouillac prese il suo posto. Dopo un periodo di relativa calma, i russi ritornarono all'attacco; questa volta con un'intera formazione blindata forte di circa 50 carri; il maggiore Bridoux diede l'allarme ai Tigre. Il tenente carrista tedesco rassicurò il francese: "Fate passare i carri, ci penseremo noi, voi pensate alla fanteria". I Tigre aprirono il fuoco a grande distanza facendo strage di T-34 e carri Sherman, regalo degli americani a Stalin. Il campo di battaglia si riempì di carcasse di carri distrutti, impedendo ai carri nemici in grado di marciare di proseguire oltre. Sei carri russi riuscirono ad avvicinarsi alle posizioni tedesche: quattro vennero subito freddati dai Tigre, gli altri due dai pezzi anti-carro da 37mm dei francesi. Alle 23 del 26 giugno, i russi lanciarono un nuovo attacco in forze. Il cimitero di Bobr cadde in mano nemica, dopo che i resti della compagnia francese si erano fatti massacrare fino all'ultimo. I carri Tigre fermarono l'avanzata dei blindati, dando la possibilità ai francesi di contrattaccare; i legionari andarono all'assalto del cimitero, sloggiando i russi dopo furiosi corpo a corpo. All'alba del 27 giugno, i russi tornarono all'assalto: una massa di mezzi blindati dilagò nella pianura seguita da una massa di fanteria altrettanto copiosa. Il fuoco dei Tigre continuò a fare strage di carri sovietici mentre la fanteria cadeva sotto il fuoco delle armi pesanti francesi. Tre carri sovietici riuscirono a raggiungere il cimitero, ma i pezzi anticarro del tenente Piquet, nascosti proprio lì, ne distrussero due. Al momento di colpire il terzo, Piquet cadde colpito dal fuoco nemico. Alle 8 di mattina i russi erano riusciti ad attestarsi a nord del cimitero e lungo la ferrovia. Nel momento in cui i sovietici stavano per lanciare un nuovo assalto, alle 9 arrivò Puaud con l'ordine di ripiegamento. Rivolgendosi ai suoi ufficiali, il comandante disse: "Ancora una volta La LVF si è trovata di fronte all'Armata Rossa. Essa non ha mollato. Essa ripiega in funzione di una situazione strategica che non dipende dal suo valore militare". A Bobr, malgrado la violenza dei combattimenti, la Legione aveva registrato la perdita di 41 morti e 24 feriti. 57 carri sovietici erano stati distrutti, e la piana davanti a Bobr era cosparsa da centinaia di cadaveri sovietici. Il sacrificio dei francesi a Bobr nel ritardare l'avanzata nemica, aveva permesso l'evacuazione di migliaia di feriti dagli ospedali di Borissov e Minsk e alle unità tedesche di potersi ritirare ordinatamente. Il 28 giugno in un comunicato ufficiale dell'Armata Rossa venne riferito: "Sul fiume Bobr, delle unità blindate appartenenti al 2° Fronte Bielorusso sono state fermate dalla resistenza accanita di due divisioni francesi".

FRONTE DI MINSK

Caduta la linea difensiva Vitebsk-Orscha-Moghilev-Bobruisk, Hitler ordinò alla Wermacht di stabilire una nuova linea difensiva lungo il corso della Beresina. La legione francese insieme ad altre unità tedesche venne impegnata nello stabilire una testa di ponte sulla riva est della Beresina davanti a Borissov. Il 28 giugno, nel pomeriggio, il tenente Fantin con la sua compagnia insieme con i superstiti del 3° battaglione si attestò lungo l'autostrada ad est di Borissov. Durante la notte, nello stesso giorno, il maggiore Bridoux riuscì a recuperare le due compagnie del 1° battaglione a sud di Laonitza. I legionari erano a corto di equipaggiamento e munizioni. Il 2° battaglione agli ordini del maggiore Tramar, da Moghilev semiaccerchiata dalle forze sovietiche si diresse verso Belynici dove coprì la ritirata alla Panzergrenadier-Division Feldherrnhalle, battendosi contemporaneamente contro l'Armata Rossa e le forze partigiane. Sulla testa di ponte di Borissov, intanto la compagnia di Fantin combatteva già contro le avanguardie sovietiche; senza l'appoggio dei carri e delle armi pesanti, per i francesi era adesso impossibile respingere l'assalto delle formazioni blindate sovietiche. I pochi pezzi anticarro da 37mm, scalfivano appenna la corazza dei carri nemici a meno che non fossero ad una distanza inferiore ai 50 metri, cioè una distanza da suicidio per i serventi del pezzo. La battaglia difensiva si protrasse fino al 30 giugno poi Puaud si vide costretto ad ordinare il ripiegamento, che guidò di persona. Sfruttando un momento di relativa calma nel settore, e coperti dal fuoco di appoggio di alcune unità della Wermacht i legionari si ritirarono verso ovest. Anche gli uomini del 2° battaglione dopo aver combattuto a Belynici attraversarono la Beresina per unirsi ai resti della Legione: il raggruppamento delle varie unità francesi avvenne a pochi chilometri ad est di Minsk. Il 1 luglio i sovietici stavano stringendo la loro morsa sulla città attaccando da nord-est e sud-est. Puaud ricevette l'ordine di impegnare i suoi uomini nella difesa della città; il maggiore Bridoux con i resti del 1° battaglione furono inviati a difendere un deposito di munizioni a sud della città. Il 3 luglio i russi arrivarono a Minsk, e ai francesi non restò altro che ritirarsi ancora verso ovest. Il 50% degli effettivi della Legione era rimasto indietro: morti, feriti e dispersi.

Bibliografia:

C. Caballero Jurado, "Foreign volunteers of the Wehrmacht 1941-45", Osprey ed.

D. Littlejohn, "Foreign Legions of the Third Reich vol. 1-4", Bender Publisching

Saint-Loup, "I Volontari", ed. Sentinella d'Italia

P. Rusco, "Stoï: 40 mois de combats sur le front russe", Jacques Grancher editore

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